La dichiarazione del presidente
“Paragonare gli ucraini ai partigiani è improprio”, lo sfogo dell’Anpi

«Noi pensiamo sia giusto riconoscere la lotta delle popolazioni ucraine come una lotta di resistenza. Detto questo, secondo noi, sarebbe sbagliato equiparare la lotta dei cittadini ucraini con quella avvenuta in Italia, che si è svolta anche in un contesto totalmente diverso». Lo ha detto il presidente dell’Anpi Gianfranco Pagliarulo presentando la manifestazione nazionale per la Festa della Liberazione. «La resistenza italiana – ha aggiunto – nasce l’8 settembre 1943 e si conclude il 25 aprile del 1945, la guerra era in corso, gli alleati erano in guerra contro la Germania e l’Italia fascista, fornirono armi per chiudere al più presto la guerra.
È stata l’ultima fase di quella guerra». «Il paragone è del tutto improprio – sottolinea – . L’Italia non è in guerra contro la Russia, noi vorremmo evitare che tramite l’invio delle armi ci si avvii ad una linea rossa da non travalicare. C’è stata una resistenza anche in Iraq, una dei talebani, o quella di Gheddafi, ma questo non vuol dire che siano state uguali a quella che si svolge ora in Ucraina». «Assistiamo ad un riarmo generalizzato – ha proseguito Pagliarulo – come avvenne prima della prima e della seconda guerra mondiale. Tutto ciò inasprisce le tensioni. Si sta creando a una reazione a catena apocalittica che potrebbe portare ad una catastrofe».
«Faremo il possibile – ha proseguito – per impedire qualsiasi incidente o provocazione. Le bandiere Nato sono inappropriate in questa circostanza in cui bisogna parlare di pace». Ma non tutti sono d’accordo. I radicali ad esempio. «Alle manifestazioni per il 25 aprile siano benvenute tutte le bandiere, quelle della Nato e soprattutto quelle dell’Ucraina», così in una nota Massimiliano Iervolino, segretario di Radicali Italiani. «Il popolo ucraino si sta difendendo dall’aggressione di Putin. Sono loro i partigiani da sostenere oggi e l’equidistanza che trasuda dalle parole del presidente Anpi non si addice alla Resistenza né ai partigiani. Proprio per questo abbiamo organizzato il convegno ‘Un 25 aprile anche per l’Ucraina’ con molti esperti che tratteranno i temi dei crimini di guerra di cui si è macchiato lo zar e gli strumenti della giustizia internazionale per giudicarlo di fronte alla Corte Penale dell’Aja».
© Riproduzione riservata