Letture
Patrilineare, la lunga strada ebraica tra memoria, paure e appartenenza
Il primo romanzo di Enrico Fink esplora l’anima di due famiglie lungo il Novecento. Elias, un giovane musicista, dopo la morte della nonna riscopre le proprie radici

Questo è un viaggio nella memoria, una rievocazione commossa e fiammeggiante delle vicende delle famiglie ebree Fink e Bassani (la famiglia di Giorgio Bassani) lungo decenni di peripezie. Il romanzo si chiama “Patrilineare – Una storia di fantasmi” di Enrico Fink (Lindau), scrittore e musicista, qui al suo esordio e già molto apprezzato dalla critica.
Al centro della narrazione c’è Elias, un giovane musicista che, dopo la morte della nonna, decide di riscoprire le proprie radici ebraiche. Non può mancare Ferrara, la città di Bassani; il protagonista si trova in via Mazzini, che diede il titolo a una delle “Cinque storie ferraresi” dell’autore del “Giardino dei Finzi-Contini”. In una narrazione dalla struttura complessa e articolata, con frequenti salti temporali e flashback, le vicissitudini di Elias si intrecciano con quelle della sua famiglia – dall’arrivo in Italia dei bisnonni alla tragedia della Seconda guerra mondiale, con la deportazione ad Auschwitz – creando un racconto intimo e coinvolgente. Un mondo fatto di ricordi, emozioni e riflessioni in cui la presa di coscienza, spesso sofferta, del passato si alterna ai toni della commedia e all’autoironia.
«Bisognerebbe trovare un equilibrio fra quello che ci si ricorda e quello che si dimentica. Tenere una distanza fra i morti e i vivi. Spero tanto che tu ci riesca, bambino mio». Frase emblematica e bellissima. È un grosso lavoro, questo di Enrico Fink, prima pietra di una strada che si preannuncia molto importante.
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