C’era un’atmosfera magica allo stadio domenica, c’era da vincere l’ultima partita ma c’era da festeggiare lo scudetto dopo 33 anni. Alle 20.18 un’esplosione di gioia, dentro lo stadio Maradona e in tutta la città, anche se la festa era iniziata ormai da più di un mese. In ogni angolo della città c’è una bandiera, uno striscione, in ogni strada c’è qualcuno, napoletano e non, che indossa la maglia 10 del pibe de oro o la mascherina di Oshimen.

Per strada, nei vicoli, passeggiando capita di ascoltare le canzoni dello scudetto che ti accorgi che canticchiano sottovoce tutti, anche gli stranieri che li riconosci perché sbagliano qualche accento ma che con gioia intonano “i campioni siamo noi, i campioni dell’Italia siamo noi”. Nella scuola intitolata a mio fratello Giancarlo pochi giorni fa a Villaricca, in provincia di Napoli, al termine di una bella giornata a parlare di legalità e ad apprezzare le doti canore di tanti bambini guidati da splendide insegnanti, è partito il coro con tutte le canzoni dello scudetto cantate con gioia e con soddisfazione che si vedeva sui volti di tutti i presenti grandi e piccoli.

E la gioia invade tutti i quartieri da Posillipo a Forcella dal Vomero a Fuorigrotta da Ponticelli a Scampia e i quartieri spagnoli che fino a qualche anno fa tutte le guide turistiche consigliavano di visitare ma specificando di non tenere troppo quell’aria da turisti, col naso sempre all’insù, adesso con il grande murale di Maradona sono diventati meta di turisti provenienti da ogni parte del mondo che li attraversano festosi e senza paura e in quei vicoli sono stati aperti ristoranti, bed and breakfast, botteghe che vendono prodotti artigianali. Una vera rinascita, che va conservata e tutelata.

Certo sono solo tre gli scudetti vinti dal Napoli e io me la ricordo la festa degli altri due, me li ricordo molto bene quei due campionati vinti e poi la coppa Uefa, ricordo la gioia di quei giorni e il nostro immenso amore, l’ammirazione e la grande riconoscenza per un campione straordinario, unico al mondo che noi tutti amavano e amiamo per quello che riusciva a fare in campo, Maradona. Questo scudetto, il terzo, però ha un sapore particolare per tanti motivi. Questo scudetto è stato vinto dopo aver raggiunto tutti i record sportivi, miglior attacco, miglior difesa, miglior possesso palla, e un vantaggio di 12 punti sul secondo posto già al termine del girone di andata, nessuna capolista aveva mai avuto un divario maggiore sulla diretta inseguitrice a metà campionato, e poi miglior giocatore del campionato e il capocannoniere; uno scudetto vinto grazie a una programmazione iniziata dieci anni fa, con Benitez e poi con Sarri, una lunga strada che ha portato il Napoli ai vertici del calcio nazionale.

Ora raccogliamo i frutti di quel lavoro e si può aprire un nuovo ciclo in Italia e in Europa di una squadra di calcio del sud che vince, gioca bene, si diverte e fa divertire. Programmazione e obiettivi chiari, lavoro di squadra, attenta amministrazione, bilanci in regola. Così si vince e non solo nel calcio. Adesso la società sportiva calcio Napoli ci ha regalato una grande gioia e ha tracciato un cammino che andrà avanti comunque anche senza qualche grande protagonista di queste stagioni perché è la squadra che vince, è la mentalità che è cambiata, è la forza di un gruppo di giovani calciatori che si aiutano in campo e mettono a disposizione il proprio talento per la squadra e per la città.

Perché questi giovani calciatori forse non sanno che la loro grande impresa sportiva fa un gran bene a tutta la città, e che hanno vinto il titolo in una città che è molto cambiata in questi anni e che non si affida più solo ai miracoli di un santo o al grande talento di un uomo solo, straordinario condottiero, come era Diego Armando Maradona, adesso è una città che crede in se stessa e che ha sempre più eccellenze in tanti settori, culturali, scientifici, tecnologici, umanistici, senza voler nascondere naturalmente le criticità che ancora oggi ci sono.

E la gioia e le lacrime sotto la curva di Gianluca Gaetano scugnizzo che suggella con un gol una stagione vissuta accanto a grandi campioni che lo hanno fatto crescere, dopo essere andato a giocare lontano da Napoli contribuendo alla vittoria della Cremonese, è un esempio per tanti ragazzi che amano il calcio e che amano Napoli. Certo sono ancora troppi i nostri giovani talenti che lasciano Napoli e che portano le loro competenze acquisite qui nelle nostre università in giro per l’Europa e per il mondo, ma ci auguriamo possano poi tornare qui arricchiti di altre esperienze.

Napoli adesso vince perché sa come si vince, e questo scudetto che ci riempie di una gioia indescrivibile che è difficile da raccontare a chi non è a Napoli in questi giorni, e che neanche la diretta televisiva su rai 2 riesce a restituire in tutta la sua enormità, una gioia che dallo stadio Maradona si è diffusa come la brezza che accarezza il Vesuvio nelle calde sere d’estate, in tante piazze fino a notte fonda, senza disordini, incidenti o intemperanze. Solo felicità.

Questo scudetto non arriva a caso, e anche se la scaramanzia non ci consentirebbe di dirlo, e facendo i debiti scongiuri, adesso puntiamo alle vette europee. E tutti ieri sera mentre il Napoli vinceva e Di Lorenzo alzava la coppa dello scudetto nel cielo di Napoli, sognavamo di vedere il nostro capitano alzare al cielo la coppa più importante, quella dalle grandi orecchie. Noi ci crediamo. Forza Napoli.