L’Italia piange il suo campione: Paolo Rossi se n’è andato a 64 anni a causa di un tumore ai polmoni. Lo piangono tutti: la moglie Federica Cappelletti, che ha dato la notizia sui social; la famiglia; i giornalisti; i compagni e gli allenatori; gli sportivi di oggi; i politici; i tifosi di tutta Italia. Rossi è stato un simbolo, dello sport e degli anni ’80. Era “Pablito” per tutti, ma da dove viene questo soprannome?

Rossi era nato a prato il 23 settembre del 1956. Crebbe nella Juventus e prima di tornare ai bianconeri giocò per il Como, il Lanerossi Vicenza, il Perugia. Dal 1981 al 1985 giocò con la Juventus. Il periodo più buio quando venne squalificato per il primo processo sul Totonero, esploso nel 1980. Squalifica di due anni da parte della CAF. Pensò di smettere, poi Giampiero Boniperti lo riportò in bianconero e Rossi tornò più forte di prima. A credere in lui anche Enzo Bearzot, allenatore della Nazionale italiana. Lo convocò nonostante le critiche di molti ai Mondiali di Spagna.

Proprio ai Campionati del 1982 Rossi divenne un mito. Fu capocannoniere della competizione con sei gol. Nella storia la sua tripletta contro il Brasile di Falcao, Zico e Socrates. Una partita rimasta nella storia. Segnò anche all’Argentina, alla Polonia una doppietta, un altro gol alla Germania in finale. Rossi divenne l’eroe italiano di Spagna. Non fu però per quell’exploit che divenne “Pablito”. Il soprannome gli venne affibbiato durante un altro mondiale, quello del 1978, in Argentina. A battezzarlo il giornalista, e futuro direttore, della testata veneta Il Gazzettino, Giorgio Lago. Rossi fu assoluto protagonista nella prima fase a gironi del mondiale sudamericano con un gol alla Francia e uno all’Ungheria. Girone chiuso a punteggio pieno. Un altro gol nella seconda fase a gironi sull’Austria.

Entrò nella storia della Nazionale – insieme con Roberto Baggio e Christian Vieri ha detenuto il record italiano di marcature nei Mondiali a quota nove gol (tre Argentina ’78, sei Spagna ’82) – e in quella del calcio – è stato il primo, eguagliato dal solo brasiliano Ronaldo Luiz Nazario Da Lima, ad aver vinto nello stesso anno il Mondiale, il titolo di capocannoniere della competizione e il Pallone d’Oro.

Si è spento all’ospedale Le Scotte di Siena. La salma si trova da questa mattina all’obitorio dell’ospedale. Viveva a Bucine, in provincia di Arezzo, con la famiglia. A quanto si apprende una camera ardente covid sarà allestita all’interno della struttura per parenti e amici stretti.

Redazione

Autore