Il calciatore del Milan Tiemoué Bakayoko, fresco vincitore del campionato di Serie A, rompe il silenzio e sul suo canale Instagram parla per la prima volta dell’episodio che lo ha visto protagonista a Milano, in zona Corso Como. “Ci hanno chiaramente messo in pericolo a prescindere dalle ragioni che hanno portato a fare questo”, ha detto il centrocampista francese facendo riferimento alla perquisizione in strada, con pistole spianate, che ha subito da parte della Polizia. Uno scambio di persona che era diventato virale sui social per via delle immagini girate da alcuni automobilisti in cosa.

“Le conseguenze sarebbero potute essere più gravi se non avessi mantenuto la calma, se non avessi avuto la possibilità di fare il lavoro che faccio ed essere riconosciuto in tempo”, ha riconosciuto il calciatore. Bakayoko tornava dall’amichevole contro il Colonia valida per la Telekom Cup. Il centrocampista è stato fermato da almeno tre agenti – quelli che si vedono dalle immagini girate da una coppia di automobilisti in coda. Immagini che sono diventate virali e che hanno fatto esplodere il caso – si è parlato anche di profilazione razziale nei giorni scorsi.

Il calciatore era stato fatto scendere dall’auto. Due degli agenti avevano puntato le pistole verso l’interno dell’automobile di grossa cilindrata, dove doveva presumibilmente esserci qualcuno, un passeggero, mentre un altro agente si occupava di Bakayoko. Quest’ultimo: le mani contro la volante, veniva perquisito con veemenza. I poliziotti si sarebbero scusati con il centrocampista e lo avrebbero lasciato andare quando si sono finalmente accorti dello scambio di persona. La Questura aveva commentato all’Ansa che “il controllo è scattato perché Bakayoko e l’altro passeggero corrispondevano perfettamente, per un caso, alle descrizioni, e ovviamente è terminato quando ci si è resi conto di aver fermato una persona che non c’entrava”.

Chiuarimento che è servito a poco: il caso è esploso. “Sbagliare è umano – ha osservato il centrocampista – questo non è un problema. Il punto sono i modi e i metodi utilizzati, penso si sia andati oltre il dovuto. Perché non mi hanno chiesto i documenti, semplicemente comunicando? Mi sono ritrovato con la pistola a un metro da me, sul finestrino dal lato del passeggero. Hanno chiaramente messo le nostre vite in pericolo”, ha commentato il calciatore fornendo anche nuovi dettagli sull’accaduto. “Nel video postato sui social non si vede tutto, quella è la parte più tranquilla di tutto ciò che sarebbe potuto accadere. Qualunque sia la ragione che li ha spinti a farlo, è un errore sapere di non avere certezze per i sospetti arrestati. Le conseguenze avrebbero potuto essere molto più gravi se non avessi mantenuto la calma, se non avessi avuto la possibilità di fare il lavoro che faccio ed essere riconosciuto in tempo. Quali sarebbero stare le conseguenze? Mi avrebbero portato in centrale? Questo porta a farmi molte domande. Non è accettabile mettere così tanto in pericolo la vita delle persone”.

Secondo quanto precisato dalla Polizia di Stato lunedì scorso la notte precedente c’erano state risse, anche con colpi d’arma da fuoco (poi rivelatisi non di pistola) e si cercava un suv scuro con a bordo due uomini, uno dei due dalla pelle nera con una maglietta verde. Corrispondendo all’alert, alle 6 del mattino successivo, lo scorso 3 luglio, le Volanti hanno effettuato il controllo e trattandosi di una segnalazione che faceva seguito a un episodio con possibili armi da fuoco, gli agenti hanno operato con le pistole in pugno. La Questura avrebbe avuto un chiarimento anche con la società rossonera.

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Giornalista professionista. Ha frequentato studiato e si è laureato in lingue. Ha frequentato la Scuola di Giornalismo di Napoli del Suor Orsola Benincasa. Ha collaborato con l’agenzia di stampa AdnKronos. Ha scritto di sport, cultura, spettacoli.