Il presidente del Consiglio Mario Draghi e la ministra della Giustizia Marta Cartabia domani faranno visita al carcere di Santa Maria Capua Vetere. Dopo lo scandalo dell’ “orribile mattanza” del 6 aprile 2020 le istituzioni danno una risposta ferma con un gesto molto simbolico. La visita al carcere è un modo per far sentire lo Stato davvero vicino e presente in una situazione drammatica.

Quelle immagini delle telecamere di videosorveglianza hanno cristallizzato negli occhi di tutti il risultato malsano dell’emergenza carceri a cui da troppo tempo non viene data risposta. Ma questa volta quelle immagini fanno troppo rumore. Come hanno fatto rumore gli arresti del 28 giugno scorso.

Sono 52 le ordinanze di custodia cautelare firmate dal Gip Sergio Enea che – su richiesta dei pm Pannone e Pinto, con l’aggiunto Milita e il procuratore capo Antonietta Troncone – emesse nei confronti degli agenti della polizia penitenziaria accusati di aver commesso quelle violenze sui detenuti.

Un’ordinanza che ricostruisce dettagliatamente violenze, abusi, carte false, e 14 mesi dopo ha ristretto 52 agenti: 18 indagati andranno ai domiciliari, 23 le interdizioni da pubblici uffici – la prima delle quali colpisce il provveditore Antonio Fullone: 8 mesi la durata – 3 obblighi di dimora, 8 finiscono in carcere.

Questa volta non ha vinto il silenzio a Santa Maria Capua Vetere. Ma dopo le prime denunce è scattata un’indagine enorme che conta 27 faldoni, una ventina di video che riproducono fedelmente quella violenza durata 4 ore, 2.300 pagine di ordinanza del Gio che tirano dentro 117 indagati. La stessa ministra Cartabia si era rimasta scioccata da quei video. In attesa che i giudici possano ricostruire tutto quanto accaduto, arriva la visita di Draghi e Cartabia che risuonano come una speranza per il mondo delle carceri italiane.

La “mattanza” del carcere di Santa Maria Capua Vetere è un “oltraggio alla divisa” e un “tradimento della Costituzione”. Queste le parole di Marta Cartabia, ministra della Giustizia, che fatti salvi gli ulteriori accertamenti dell’Autorità Giudiziaria e tutte le garanzie degli indagati espresse la sua indignazione e annunciò un’indagine con i Garanti dei Detenuti e con il Dipartimento di Amministrazione Penitenziaria per chiarire non solo quello che è successo in Campania il 6 aprile 2020 ma anche le situazioni di tutti gli altri istituti.

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Giornalista professionista e videomaker, ha iniziato nel 2006 a scrivere su varie testate nazionali e locali occupandosi di cronaca, cultura e tecnologia. Ha frequentato la Scuola di Giornalismo di Napoli del Suor Orsola Benincasa. Orgogliosamente napoletana, si occupa per lo più video e videoreportage. È autrice anche di documentari tra cui “Lo Sfizzicariello – storie di riscatto dal disagio mentale”, menzione speciale al Napoli Film Festival.