I giornaloni sognano una nuova Mani pulite e il sogno va al di là della presenza tra gli istituti sotto indagine del Pio Albergo Trivulzio, dove ormai quasi trent’anni fa prese il via l’operazione politico-giudiziaria, più politica che giudiziaria per la verità, che sconvolse la vita del paese e di cui stiamo pagando ancora le conseguenze. Il sogno affonda le sue ragioni in un terreno che trova fertile perché da oltre quarant’anni, ogni volta che si presenta un problema, c’è la tentazione di affidarsi alla magistratura in via quasi o del tutto esclusiva, con i media che sono pronti in curva sud e in curva nord a fare il tifo per tale soluzione.

La politica è debole e insieme alla pubblica amministrazione e, in questo caso, al sistema sanitario non possiede gli anticorpi per reagire, sanare quello che c’è da rimettere a posto nella società. La cosiddetta opinione pubblica influenzata dai giornali (una sorta di circolo vizioso: un cane che si mangia la coda) non ha fiducia in chi amministra ed è portata a rassegnarsi al fatto che il processo penale sia l’unica risposta possibile. I parenti delle vittime sollecitano sanzioni esemplari. Con tutto il rispetto per il dolore di chi ha perso i propri cari, non è accettabile in uno stato di diritto che alcuni ipotizzino di chiedere addirittura che la procura di Milano proceda nel caso del Pio Albergo Trivulzio per epidemia volontaria e non epidemia colposa.

Cioè per un reato che comporta la condanna all’ergastolo. E ci troviamo in un quadro in cui già l’epidemia colposa appare non facile da supportare e chi indaga non può non saperlo. Non siamo in una repubblica islamica dove le vittime e i loro parenti hanno la possibilità di decidere le condanne e pure le pene degli imputati. Ma purtroppo siamo in un paese dove va ricordato ai tempi della madre di tutte le emergenze la scarcerazione dei condannati per fatti di lotta armata veniva subordinata al “perdono” da parte degli eredi delle vittime. I giornali tutte le volte che un mafioso o un ex terrorista ottiene non dico la scarcerazione ma solo un permesso di pochi giorni vanno a intervistare i parenti delle vittime per fare il solito stucchevole titolo: “Me l’hanno ammazzato per la seconda volta”.

Il coronavirus ennesima tappa dell’infinita emergenza italiana ripropone i problemi di sempre senza che emerga da parte di chi racconta i fatti un minimo di spirito critico. Anzi le immagini delle fiamme gialle che entrano al Pio Albergo Trivulzio vengono proposte e riproposte più volte dai telegiornali, come se la battaglia contro il virus dipendesse dal sequestro di quelle carte di cui non si conosce il valore processuale. Pensano ai vertici dei giornaloni che una nuova Mani pulite faccia vendere più copie in modo da risolvere una crisi che dura ormai da anni? All’assenza di onestà intellettuale aggiungerebbero la stupidità.