“Le Regioni propongono, in presenza di una data situazione epidemiologica riscontrabile oggettivamente e certificata dall’Autorità sanitaria delle singole Regioni e sottoposta ad uno scrupoloso controllo del governo, di garantire la possibilità di poter riaprire la propria attività a tutti coloro che rispettino le misure già previste dal Dpcm del 26 aprile 2020 e dai protocolli di sicurezza aziendali“.È quello che si legge nella lettera spedita dai presidenti di Regione di Centrodestra (Abruzzo, Basilicata, Calabria, Friuli Venezia Giulia, Liguria, Lombardia, Molise, Piemonte, Sardegna, Sicilia, Umbria, Veneto) insieme con il presidente della Provincia di Trento, al presidente della Repubblica Sergio Mattarella, al premier Giuseppe Conte, al ministro Francesco Boccia e ai presidenti delle Camere Elisabetta Casellati e Roberto Fico dai presidenti delle Regioni governate dal centrodestra. Una lettera che sollecita a una maggiore apertura per chi rispetta le regole e alla fine dell’accentramento amministrativo sull’esecutivo.

La nota fa riferimento agli strumenti usati dal governo nella crisi, decreti legge e dpcm attuativi, che hanno accentrato il potere sul governo. “Tale accentramento è stato comunque responsabilmente accettato dalle Regioni a causa dell’assoluta emergenza e del principio di leale collaborazione tra livelli di governo – si legge – ma il protrarsi, anche nell’attuale fase di superamento della stretta emergenza, di risposte eccezionali, date rigidamente con atti del Presidente del Consiglio dei Ministri sprovvisti di forza di legge, potrebbe portare alla luce criticità anche notevoli circa la tenuta di un impianto giuridico basato su atti amministrativi che, in quanto tali, sono sì successivamente sindacabili innanzi al giudice amministrativo e, per ciò che concerne le Regioni, anche presso la Corte Costituzionale, ma che sfuggono al controllo preventivo da parte del potere pubblico e costituzionale”.

I governatori fanno quindi appello, per la Fase 2 dell’emergenza, a un progressivo ritorno all’assetto costituzionale e delle competenza tra Stato e Regioni in osservanza dei principi di sussidiarietà e collaborazione. “È necessario giungere progressivamente ad una ‘normalizzazione dell’emergenza’ – continua il testo – che consenta un ritorno agli equilibri democratici previsti dalla Costituzione. E che porti, da un lato, a svolgere quanto prima le elezioni nelle Regioni a fine consiliatura e, dall’altro, a riconsegnare alle Regioni le competenze provvisoriamente avocate al livello centrale. Ogni territorio, infatti, ha le proprie specificità, sia da un punto di vista strutturale, sia da un punto di vista epidemiologico. Essendoci dunque situazioni di oggettiva disomogeneità di condizioni sul territorio nazionale, è necessario che si possano dare regolamentazioni differenziate. Si deve perciò passare dalla logica dell’uniformità alla logica dell’uguaglianza”.

“Le Regioni – si legge ancora nella nota – condividono le fondate preoccupazioni delle categorie più volte espresse e quindi, pur essendo pienamente consapevoli che il virus non conosce confini geografici, sottolineano l’importanza di produrre il massimo sforzo per contemperare la doverosa tutela della salute con la salvaguardia del tessuto economico, non solo per limitare allo strettissimo indispensabile la compressione delle più importanti libertà fondamentali dei cittadini ma anche per evitare che la gravissima crisi economica in atto diventi irreversibile, con le catastrofiche conseguenze sociali correlate”.

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