Editoriali
Pm e Fatto: appello contro la Consulta
Il “Fatto Quotidiano” ha lanciato un appello nel quale chiede al governo un decreto per bloccare la decisione della Consulta che ha dichiarato incostituzionale l’ergastolo ostativo (pena, feroce, che esiste solo in Italia, tra i paesi europei, e che infatti è stata già condannata due volte dalla Corte di Strasburgo, e che viola, effettivamente, oltre alla Costituzione italiana anche i principi essenziali del diritto). Il”Fatto” chiede che la Costituzione sia messa in mora direttamente dal governo, con un decreto. Un decreto che modifichi la Costituzione e delegittimi la Consulta. Senza neanche passare per il Parlamento. Non è una iniziativa da sottovalutare, perché il “Fatto” è il giornale che controlla il principale partito di governo, e cioè i 5 Stelle. L’appello del “Fatto” è sostenuto apertamente da alcuni magistrati (tra loro Nino Di Matteo, Nicola Gratteri, Sebastiano Ardita ed altri esponenti di quello che in genere viene riconosciuto come il partito dei Pm). Nella storia politica italiana non risultano precedenti. E cioè iniziative di magistrati che chiedono il rovesciamento di una decisione della Corte Costituzionale.
Senza voler eccedere nella polemica, però è del tutto evidente il valore eversivo dell’iniziativa del giornale di Travaglio. Che oltretutto, con una decisione francamente molto discutibile quantomeno sul piano del costume giornalistico, è stata sottoscritta – si suppone con una qualche forzatura della volontà individuale – dall’intera redazione del giornale. Anche questo, credo, è un inedito nella storia del giornalismo italiano. L’iniziativa del “Fatto” apre uno scontro politico che ormai è difficile negare. Tra tutti coloro che si schierano a difesa dei valori fondamentali della Costituzione italiana, e cioè la consacrazione dello Stato di diritto (e non sono certo la maggioranza, né nel mondo politico né nell’opinione pubblica) e un fronte di forze abbastanza ampio che invece si schiera apertamente per una società sostanzialmente autoritaria, governata dalla magistratura con il metodo della repressione e dell’abolizione delle garanzie. Finora non si sono sentite molte reazioni all’iniziativa contro la Costituzione. Pare che non si siano mobilitati i professori che consideravano sovversiva la proposta di Renzi di abolire il Senato. E’ probabile che nei prossimi giorni si faranno sentire, però è solo probabile: non è sicuro.
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