Il “rischio crollo” del ponte Morandi era noto dal 20015 anche ai vertici del ministero delle Infrastrutture. Il documento digitale sequestrato dalla Guardia di Finanza nella sede di Atlantia e di Autostrade e stilato un anno prima, secondo quanto scrive La Repubblica, era stato sottoposto infatti ad una seduta del consiglio di amministrazione di Aspi al quale aveva partecipato un rappresentante del Ministero, membro del Collegio sindacale.

Nel CdA era stato condiviso “l’indirizzo di rischio basso” per il viadotto di Genova, poi crollato il 14 agosto 2018 provocando 43 morti. Dal 2014 al 2016 per il Morandi si parla di “rischio crollo”, dal 2017 la dicitura divenne invece “rischio perdita stabilità”.

LA POSIZIONE DI AUTOSTRADE – Autostrade per l’Italia, pur non smentendo l’esistenza del documento, in una nota ha precisato che “la società non è in alcun modo disponibile ad accettare rischi operativi sulle infrastrutture. Di conseguenza, l’indirizzo del cda alle strutture operative è di presidiare e gestire sempre tale tipologia di rischio con il massimo rigore, adottando ogni opportuna cautela preventiva”. La notizia del ritrovamento del documento che parla di rischio crollo ha fatto perdere al titolo in Borsa il 2,2%, fissando il prezzo a 22 euro.

L’INCIDENTE SUL CANTIERE – Nella giornata di mercoledì, mentre scoppiava la bufera mediata sul dossier sequestrato dalla guardia di finanza, si è verificato il primo incidente nel cantiere per la ricostruzione del nuovo viadotto sul Polcevera, l’opera che sostituirà il ponte Morandi. Tre operai sono rimasti infatti contusi dopo che una gru si è inclinata per il cedimento del terreno sottostante. La gru si è anche ‘appoggiata’ su un impalcato che dovrà essere issato nei prossimi giorni, ma senza danneggiarlo.

Redazione

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