In realtà, o non si conosce il problema o non si vogliono vedere le soluzioni, visto che in un sistema accusatorio: si dovrebbe, innanzitutto, fare i conti con il principio di obbligatorietà dell’azione penale, posto che un potere di selezione dei fascicoli cui dare priorità già esiste e determina un peso specifico nella statistica delle prescrizioni; in secondo luogo, sarebbe opportuno modificare il regime delle notificazioni e responsabilizzare, così, di più il ruolo dell’avvocato difensore; ancora, sarebbe necessario rivisitare la pianta organica dei tribunali, affinché il rinvio di un processo non superi un tempo compatibile con i principi di oralità e immediatezza della prova; infine, bisognerebbe iniziare a discutere seriamente di separazione delle carriere e di responsabilità dei magistrati prima ancora di immaginare una responsabilità in solido dei difensori in caso di ricorsi inammissibili.

Occorre, infatti, ridisegnare i confini del potere giudiziario come non è stato fatto nel 1988, prima dell’entrata in vigore del nuovo codice, ristabilendo un equilibrio fra indagini e processo, fra magistratura requirente e giudicante, e ricostituendo un sistema processuale democratico che sia presidio dello Stato di diritto senza dimenticare una verità ineludibile: la giustizia è gestita dagli uomini e la sua fallacia sta nella sua necessaria umanità. Proprio per questo il giudizio degli uomini deve essere legato a regole ferree e stringenti, perché non diventi giudizio morale, giudizio etico, giudizio politico o, più semplicemente, pregiudizio!