Il negazionismo del ministro Bonafede, secondo il quale «gli innocenti non finiscono in carcere», rappresenta più che altro un caso di sfrontata indecenza. Fa abbastanza schifo, come quello che lascia in mare i disperati perché lo sanno tutti che non sono veri profughi ma ragazzoni muscolosi col cellulare fico. Certo, ci sarebbe da trasecolare davanti a un ministro che spaccia roba simile, così violentemente falsa, così insultante, ma si tratta dello stesso che si traveste da secondino e fa il film della giornata indimenticabile col detenuto avviato a marcire in galera.

Insomma, questo Bonafede lo conosciamo bene. A far vergogna, tuttavia, a dare scandalo, è che tanti innocenti finiscano in carcere: non tanto il ministro della Giustizia che nega quel fatto inoppugnabile. E a quelli che pur giustamente hanno denunciato la dichiarazione del ministro Bonafede bisognerebbe domandare se il problema della detenzione ingiusta si risolve così, e cioè contestando al ministro il diritto di dire panzane. Perché non è che se il ministro smette di negare che gli innocenti finiscono in galera quelli smettono di finirci. Se sparano ai negri il problema qual è? Che un ministro nega la matrice razzista dell’attentato?

Eppure ieri il deputato Pd Andrea Romano si lagnava della “barbarie” di Bonafede, che dovrebbe essere sconfessata dal Movimento 5 Stelle «se davvero vogliamo lavorare ad una prospettiva di alleanza». Ma ci si interroga: nella prospettiva di alleanza di cui parla Romano c’è posto per qualche iniziativa sugli innocenti in carcere? O la questione è risolta con Bonafede che non dice più cretinate? Ne dice e continua a dirne, e lo ha fatto giusto a proposito della propria dichiarazione: spiegando che lui, quando parlava di “innocenti” (che appunto non finirebbero in carcere), intendeva in realtà riferirsi agli “assolti”. E vediamo se qualcuno gli domanda se tra gli assolti (dopo) non c’è qualcuno che (prima) s’è fatto la sua bella galera. Ma si ripete: da questo qui cosa vuoi pretendere? Sono gli altri, alleati e presunti oppositori, a lasciare le cose come stanno e anzi a lasciare che si aggravino, e non è che una politica più grammaticata e presentabile serva a impedire l’ignominia delle carcerazioni ingiuste.

Le prigioni sono piene di gente che in prigione non dovrebbe starci, ed è su questo, magari, che bisognerebbe fare qualcosa. È questa la “barbarie”, prima che la boutade tontolona del ministro guardasigilli. Prima e dopo, come detto: perché gli innocenti continuano a finire in carcere, e se è vero che ingiustamente qualcuno ce li manda è anche più vero che qualcun altro, altrettanto ingiustamente, ce li lascia. Ed è, questa, una responsabilità che non s’attenua imbrigliando la disinvoltura giustiziera di un ministro grillino.