La folla oceanica di Washington, il corteo di New York e le migliaia di manifestazione, sparse in tutto il Paese e in tutto il mondo, al grido di ‘Black Lives Matter‘ contro l’uccisione di George Floyd durante il suo arresto a Minneapolis. Dopo mesi trascorsi nella paura del contatto umano e con il divieto, ancora vigente in molte parti del mondo, di rispettare la distanza interpersonale di almeno 1 metro, vedere migliaia di persone sfilare per le strade fa sorgere qualche dubbio sulla sicurezza sanitaria dei cortei. Certo i manifestanti indossano la mascherina, ma non sempre, soprattutto nelle manifestazione più affollate la distanza interpersonale è rispettata. Soprattutto negli Stati Uniti, primo paese al mondo per numero di contagi con quasi 2 milioni di casi, ci si chiese se le proteste stiano funzionando da moltiplicatore di contagio.

Per il virologo Trevor Bedford della Fred Hutchinson Cancer Research Institute di Seattle ogni giornata di protesta può tradursi potenzialmente in 3.000 nuovi casi e portare a un incremento compreso tra i 50 e i 500 morti. “E se si hanno 3000 nuovi casi al giorno, ci si può aspettare che queste infezioni portino a in definitiva a 54mila contagi“, sostiene il virologo.

“La mia ipotesi è che le proteste (e la risposta della polizia) aumenteranno il numero giornaliero di nuove infezioni del 2-3% circa. Non è un picco enorme ma è ancora grande in numeri assoluti (così come le proteste sono grandi in numeri assoluti)”.

L’intervento di Bedford ha acceso il dibattito in rete, in cui emerge anche il timore che le considerazioni scientifiche del virologo possano dare man forte a chi ha come obiettivo quello di depotenziare la protesta.