Il Cremlino riconosce l’indipendenza del Donbass, le repubbliche secessioniste filorusse nell’est ucraino. La notizia è stata data in serata dalla agenzia russa Tass che ha annunciato l’imminente firma da parte di Putin del decreto di riconoscimento formale dell’indipendenza.
La mossa è abile e pesantissima: non solo straccia gli accordi di Minsk con cui era stato chiuso il conflitto ucraino, ma consente a Putin in teoria di portare armi e uomini nel Donbass sostenendo che non sta invadendo l’Ucraina perché quelle terre, per la Russia e per la legge russa, d’adesso in poi non sono più territorio di Kiev.

Finora il Cremlino, pur alimentando in ogni modo la fiamma secessionista del Donbass, l’ha trattato come parte dello Stato ucraino e ha mantenuto le manovre militari visibili fuori dal confine. Riconoscere l’indipendenza delle repubbliche filorusse permette al Cremlino di giocare la carta militare senza dover affrontare il rischio e l’incognita di un intervento armato, ben più impegnativo, in tutta l’Ucraina.
Poco prima dell’annuncio del Cremlino, Joseph Borrell, l’Alto rappresentante dell’Ue per la politica estera, aveva detto: «Chiediamo al presidente Putin di rispettare il diritto internazionale e gli accordi di Minsk e di non riconoscere l’indipendenza degli oblast di Donetsk e Luhansk». La Ue sembra stordita e attonita di fronte all’offensiva di Mosca. Reagisce balbettando e minaccia sanzioni contro la Russia che Putin non dà segni di temere.