Il presidente Russo Vladimir Putin ha firmato il riconoscimento delle “Repubbliche popolari di Donetsk e Lugansk”, e ha ordinato l’ingresso di forze armate russe nel Donbass occupato per “un’operazione di mantenimento della pace” che è di fatto “un’invasione nei confini ucraini”, denuncia l’Onu. Il sottosegretario generale delle Nazioni Unite, Rosemary DiCarlo, ha aperto la riunione del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite avvertendo che “il rischio di un grande conflitto è reale e deve essere prevenuto a tutti i costi”.

Nuove sanzioni alla Russia nelle prossime ore sono state annunciate dagli Usa. La Casa Bianca ha emesso un ordine esecutivo per vietare gli investimenti e il commercio degli Stati Uniti nelle regioni separatiste. Si tratta, secondo quanto riferito da un alto funzionario dell’amministrazione ai giornalisti in cambio dell’anonimato, di misure indipendenti rispetto a ciò che Washington ha preparato in caso di invasione russa.

“Siamo impegnati per la strada diplomatica ma siamo sulla nostra terra, non abbiamo paura di niente e di nessuno. Non daremo via niente a nessuno. Non è febbraio 2014″, quando la Russia invase la Crimea, “ma è febbraio 2022”. Lo ha detto l’ambasciatore ucraino all’Onu, Sergiy Kyslytsya, parlando alla riunione di emergenza del Consiglio di Sicurezza. Kyslytsya ha quindi precisato che i confini dell’Ucraina “non cambieranno”.

In questo scenario l’ambasciatore russo alle Nazioni Unite ha detto che “la Russia resta aperta alla diplomazia”. La Russia non chiude la porta alla “diplomazia” per risolvere la crisi in Ucraina ma impedirà un “bagno di sangue” nei territori separatisti dell’est del paese di cui Mosca ha appena riconosciuto l’indipendenza, ha assicurato l’ambasciatore russo alle Nazioni Unite Vasily Nebenzia. “Restiamo aperti alla diplomazia, per una soluzione diplomatica. Tuttavia, non abbiamo intenzione di permettere un bagno di sangue nel Donbass”, ha detto il diplomatico russo alla riunione d’emergenza del Consiglio di sicurezza.

Intanto due soldati ucraini sono stati uccisi da bombardamenti la notte scorsa e altri 12 sono rimasti feriti: lo ha reso noto la Joint Forces Operation del ministero della Difesa ucraino in un rapporto pubblicato questa mattina. Lo riporta il Guardian. Il documento sottolinea che l’Ucraina ha registrato 84 violazioni del cessate il fuoco nelle ultime 24 ore da parte delle forze appoggiate dalla Russia, 64 delle quali con armi vietate dagli accordi di Minsk.

LA GIORNATA IN DIRETTA 

Ore 20.29 – “Questo è l’inizio di un’invasione dell’Ucraina. Annuncio nuove sanzioni nei confronti della Russia in risposta alle sue azioni, in coordinamento con gli alleati. E le sanzioni continueranno a inasprirsi se la situazione peggioraha dichiarato il presidente USA Joe Biden parlando dalla Casa Bianca sulla crisi tra Ucraina e Russia. “Le sanzioni sono difensive, non abbiamo alcuna intenzione di combattere contro la Russia“.

Biden ha inoltre aggiunto che ha autorizzato un ‘dispiegamento aggiuntivo’ di truppe Usa nei Paesi Baltici membri della Nato e che sta lavorando con la Germania per essere sicuri che il Nord Stream 2 non parta. “Chi dà a Putin il diritto di annettersi territori dei paesi confinanti? È una violazione del diritto internazionale e una provocazione alla comunità internazionale”.

Ore 17.45 – Putin torna nuovamente a parlare della situazione in Ucraina dopo aver ottenuto il via libera dal Senato all’impiego di truppe fuori dai confini.

Un discorso nuovamente durissimo, in cui il leader del Cremlino ha apertamente sostenuto i diritti dei separatisti filo-russi “su tutto il Donbass”, comprese le zone attualmente ancora sotto il controllo di Kiev. Per Putin la soluzione per allentare la tensione è ‘semplice’, ovvero che l’Ucraina “rinunci alla richiesta di adesione alla Nato” e “si dichiari neutrale”, mentre “gli accordi di Minsk non esistono più”.

Altra minaccia evidente nel discorso di Putin riguarda il dispiegamento e l’uso di truppe russe in Ucraina: una invasione su larga scala infatti non è stata esclusa ma “dipenderà dalla situazione sul terreno”.

Non solo. Putin nell’elenco di richieste fatte all’occidente per porre fine all’escalation in Ucraina ha chiesto il riconoscimento da parte della comunità internazionale della Crimea come parte integrante della Russia, un territorio occupato da Mosca nel 2014 e annesso con un referendum non riconosciuto dalla comunità.

Ore 17.10 – Anche il presidente del Consiglio Mario Draghi riferirà alla Camera sulla crisi tra Ucraina e Russia. Palazzo Chigi ha fatto sapere che l’appuntamento è previsto la prossima settimana.

Ore 16.55 – Putin chiede al Senato russo l’autorizzazione all’invio di forze militari all’estero, a sostegno dei separatisti in Ucraina. Lo dice il vice ministro delle Difesa russo.

Ore 16.30 – La Casa Bianca, oggi, per la prima volta, ha definito l’ingresso delle truppe russe nell’est dell’Ucraina una “invasione”, dopo aver esitato a utilizzare questo termine, una “linea rossa” che, una volta sorpassata, porterà il presidente statunitense Joe Biden ad annunciare sanzioni più dure contro Mosca. Il presidente parlerà alle 20. Dopo Jen Psaki, portavoce della Casa Bianca che ha lodato la decisione della Germania di fermare l’autorizzazione del Nord Stream 2 e che per prima ha parlato di “invasione”, si è aggiunto Jon Finer, il viceconsigliere per la sicurezza nazionale. “Pensiamo che questo sia l’inizio di un’invasione, l’ultima invasione russa in Ucraina” ha detto. “Un’invasione è un’invasione ed è quello che è in corso”.

Ore 16.10 – Il ministro degli Esteri Luigi Di Maio sarà domani nell’Aula del Senato per riferire con una informativa urgente sulla crisi in Ucraina. Lo si è appreso al termine della seduta dei capigruppo di Palazzo Madama

Ore 14.00 – Dopo l’Unione europea, anche la Gran Bretagna impone sanzioni a 5 banche e 3 individui “dall’elevato patrimonio economico”, tra i quali il magnate Gennady Timchenko, proprietario del Volga Group. Ad annunciare le misure è stato il ministro Boris Johnson, parlando ai deputati della Camera dei Comuni: “Sono solo la prima tranche di una serie di mosse che siamo pronti a intraprendere”.

Ore 13.30 – Continua la battaglia a colpi di propaganda in Ucraina. Il vice comandante delle milizie della Repubblica popolare di Donetsk, Eduard Basurin, ha accusato infatti le autorità di Kiev segnalando come l’intelligence dei separatisti ha “avvistato cinque lanciarazzi multipli ucraini ‘BM-21 Grad’ in movimento verso Mariupol“, la città costiera che dista pochi chilometri dalle due autoproclamate Repubbliche popolari. La mossa di Basurin sembra l’ennesimo pretesto per allargare il conflitto nel Donbass.

Ore 13.10 – Dopo aver mostrato i muscoli, ora Vladimir Putin punta a rassicurare. Il presidente russo, accogliendo gli ospiti del Sesto Summit sul Gas del Forum dei Paesi Esportatori di Gas, ha spiegato che Mosca proseguirà le forniture ininterrotte di gas ai mercati globali. “La Russia è destinata a continuare la fornitura ininterrotta di questa risorsa energetica, compreso il gas naturale liquefatto, ai mercati globali, per migliorare l’infrastruttura esistente e aumentare gli investimenti nel settore del gas”, ha detto il presidente russo, come riporta Interfax.

Ore 12.45 – La Germania non molla l’alleato ucraino sulla questione Nord Stream 2, il gasdotto che collegherà la Russia a Berlino ‘saltando’ così Kiev. Il cancelliere Olaf Scholz nel corso di una conferenza stampa ha dichiarato di aver “chiesto al ministero federale dell’Economia di adottare le misure amministrative necessarie affinché il gasdotto non sia certificato per il momento”.

Ore 12.10 – Una importante ‘precisazione’ arriva dal Cremlino. Il portavoce di Putin Dmitry Peskov ha infatti spiegato che Mosca riconoscerà le autoproclamate Repubbliche popolari di Luhansk e Donetsk “entro i confini che si sono date”.

Una dichiarazione che arriva mentre in Occidente ci si interroga sulle reale intenzioni di Mosca, su una possibile nuova escalation con l’obiettivo di arrivare a controllare l’intero Donbass e in particolare l’importante di Mariupol.

ORE 11.40 – C’è un prima via libera ufficiale ad un pacchetto di sanzioni contro la Russia. L’ok è arrivato nel corso della riunione degli ambasciatori Ue, con la presidenza francese di turno che ha sottolineato “l’unità” da parte degli Stati membri nella reazione alle decisioni russe di riconoscimento delle repubbliche separatiste di Donestk e del Lugansk, nel Donbass ucraino. “C’è determinazione a prendere sanzioni mirate contro le persone coinvolte” nelle operazioni nel Donbass, “in coordinamento con i nostri alleati”, ha spiegato la presidenza francese.

ORE 11.00 – Prime parole di Mario Draghi dopo il riconoscimento russo delle repubbliche separatiste di Donestk e del Lugansk. Intervenuto alla cerimonia al Consiglio di Stato, il premier ha espresso la “ferma condanna per la decisione del governo russo di riconoscere i due territori separatisti del Donbass. Si tratta di un’inaccettabile violazione della sovranità democratica e dell’integrità territoriale dell’Ucraina“.

Draghi ha sottolineato di essere “in costante contatto con gli alleati per trovare una soluzione pacifica alla crisi ed evitare una guerra nel cuore dell’Europa. La via del dialogo resta essenziale, ma stiamo già definendo nell’ambito dell’Unione Europea misure e sanzioni nei confronti della Russia”.

Redazione

Autore