Evgenij Prigozhin era “un uomo d’affari talentuoso che ha commesso gravi errori nella sua vita”, un uomo che “conoscevo sin dagli anni Novanta”, un uomo “che ha lavorato non solo nel nostro Paese, ottenendo risultati, ma anche all’estero, in Africa in particolare”. Adesso bisognerà “attendere cosa dicono le indagini”. Così Vladimir Putin, nel fare le condoglianze alla famiglia del capo della Wagner, commenta a distanza di quasi 24 ore quanto accaduto ieri sul jet dei mercenari esploso in volo in circostanze ancora da chiarire. A bordo c’erano dieci persone, tutte morte secondo le autorità russe.

Le persone della compagnia Wagner che “secondo quanto indicato dai dati primari” erano presenti sul volo che si è schiantato ieri in Russia “hanno dato un contributo significativo alla nostra causa comune della lotta contro il regime neonazista in Ucraina. Non lo dimenticheremo” afferma Putin, secondo quanto riporta Ria Novisti, nel corso di un incontro con il capo dei separatisti del Donetsk Denis Pushilin.

Intanto sono stati recuperati i corpi di tutte e dieci le persone che viaggiavano sul jet privato del gruppo Wagner precipitato ieri nella regione russa di Tver. Si tratta di cadaveri carbonizzati e quindi servirà il test del Dna per l’identificazione. Come già ribadito da media e canali social vicini alla Wagner, nella lista dei passeggeri a bordo dell’Embraer Legacy 600 (sette passeggeri, due piloti e un hostess) c’erano anche il fondatore della società di mercenari, Evgenij Prigozhin, e il suo braccio destro, Dmitry Utkin.

Al momento però la morte di Progozhin non è confermata al cento per cento in un Paese che ha fatto della propaganda e delle fake news la sua prerogativa. Oltre al leader della Wagner, protagonista della protesta contro i vertici militari del Cremlino e della marcia su Mosca farsa di fine giugno scorso, era presenti sul jet, come detto, il numero due dei mercenari, Dmitry Utkin, le cui foto con tatuaggi delle SS alla base del collo sono circolate subito. La brigata Wagner, secondo quanto ricostruisce il sito indipendente Meduza, deve il nome proprio a Utkin che si faceva chiamare in codice “Wagner” per le simpatie naziste.  In passato ha combattuto con Assad in Siria come parte del “Corpo slavo”, un gruppo mercenario russo. Poi nel 2014 nel Donbass guida un primo contingente del gruppo Wagner, prima di ritornare in Siria a combattere. Secondo alcune ricostruzioni, c’era lui alla guida del gruppo di mercenari che ha marciato, per poche ore, su Mosca.

Putin ha promesso, per quel che può servire, un’inchiesta su quanto accaduto ma sui media e in rete impazza ogni tipo di ipotesi, dal missile alla bomba presente a bordo del jet. In molti attribuiscono l’incidente alla vendetta consumata dal Cremlino contro i leader del gruppo che ha osato criticare la gestione della guerra in Ucraina e sollevare, seppure per poche ore, una protesta con tanto di marcia verso la capitale.

“Noi non c’entriamo niente, tutti sanno chi è il responsabile”, ha affermato il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky. Da Johannesburg, dove ha presenziato al vertice dei Brics, il ministro degli Esteri russo Serghei Lavrov ha inviato tutti a “concentrarsi sui fatti e non sulle dichiarazioni dei media occidentali”. Putin ha spiegato che Prigozhin era rientrato proprio ieri dall’Africa e aveva avuto alcuni incontri con autorità a Mosca. Poco dopo le 18 ora locale (le 17 in Italia) è avvenuta l’esplosione dell’aereo, che dalla capitale si dirigeva a San Pietroburgo. I corpi degli occupanti dell’aereo sono carbonizzati e quindi non possono essere riconosciuti visivamente. Per tale motivo il cadavere di Prigozhin sarebbe stato identificato in base a “prove circostanziali“, in attesa di una conferma dal test del Dna. Tra queste prove, secondo il canale Telegram VChK-OGPU, vi è il fatto che a uno dei corpi manca una falange di un dito della mano. Come a Prigozhin. Un’altra, secondo Al Jazeera che cita una fonte della Wagner, è che accanto a uno dei corpi è stato ritrovato il cellulare del fondatore della compagnia.

Per la Wagner il suo leader è morto. Da qui l’appello ai suoi miliziani perché non facciano “nulla di stupido” e rimangano in attesa di istruzioni dai comandanti. Dall’estero, fonti di intelligence Usa citate da New York Times e Wall Street Journal si dichiarano convinte che Putin in persona abbia ordinato di distruggere l’aereo e che il jet sia precipitato per una bomba a bordo o qualche altra forma di sabotaggio. Un’ipotesi avanzata anche dalla testata Telegram russa Shot, secondo la quale gli investigatori ipotizzano che l’ordigno sia stato piazzato nel comparto carrelli.

Secondo due dirigenti americani citati dalla Reuters, invece, Washington sarebbe propensa a sposare la tesi di Grey Zone, un canale Telegram vicino alla Wagner, secondo cui l’aereo è stato abbattuto da missili terra-aria provenienti dal territorio russo.

 

 

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