Si chiama Flurona ed è un’infiammazione simultanea di influenza di tipo A o B e da Coronavirus Sars-CoV-2. Praticamente nello stesso momento una persona che l’ha contratta ha in contemporanea due influenze. Lo dice la parola stessa: “Flu”, influenza in inglese e “rona”, che sta per coronavirus. Non si tratta di un nome scientifico ma di una invenzione giornalistica del quotidiano israeliano Ynet che proprio lì ne dava notizia del primo caso: una donna in gravidanza.

Non si tratta di una situazione impossibile e nemmeno di una novità in campo scientifico. Anche nelle altre influenze può capitare una coinfezione batterica. A spiegarlo in un’intervista al Corriere della Sera è Pierangelo Clerici, presidente dell’Associazione microbiologi italiani e della Federazione italiana società scientifiche di laboratorio. “Nelle pandemie influenzali le coinfezioni batteriche sono una delle principali cause di mortalità – ha spiegato l’esperto ma sono meno diffuse tra i positivi a Sars-CoV-2 tant’è che non è raccomandato l’uso routinario di antibiotici per gestire l’infezione da Covid-19. Sono anche state documentate fin dall’inizio della pandemia coinfezioni tra Sars-CoV2 e altri virus respiratori tra cui rinovirus, enterovirus, influenza e altri coronavirus del raffreddore in circolazione”.

Ma il microbiologo rassicura che i due virus non si mescolano generando una nuova malattia. “Non è ancora chiaro se la doppia infezione possa causare una malattia più grave e come i due agenti virali interagiscono tra loro – continua Clerici – anche se in genere un patogeno prevale sull’altro. È però verosimile che una coinfezione in un paziente fragile possa avere un decorso più complesso dal momento coesistono due azioni infiammatorie che possono causare problemi respiratori anche importanti. Non va dimenticato che in era pre pandemica ogni anno si registravano in Italia tra gli otto e i diecimila morti per complicanze dell’influenza”.

I casi di Flurona non sono ancora certi. Si stima che il 3% dei positivi abbia anche un’altra infezione virale. “A inizio pandemia la co-infezione era stimata intorno al 12%: all’epoca non erano ancora utilizzate le mascherine dalla popolazione generale, che proteggono anche dall’influenza – spiega Clerici – Una volta diagnosticato Covid-19 con un tampone molecolare il paziente viene trattato per quella patologia e non è prassi indagare con un altro test molecolare per capire se è presente anche l’influenza o un altro virus respiratorio, che peraltro presentano sintomi sovrapponibili, pertanto moltissimi casi sfuggono al tracciamento”.

I sintomi di Flurona non sembrerebbero essere troppo diversi da quelli del Covid o di altre influenze. “febbre alta e almeno un sintomo sistemico (ad esempio spossatezza, dolori muscolari) e un sintomo respiratorio (come tosse, congestione nasale). I sintomi del Covid sono più vari ma comunque tutti sovrapponibili ai disturbi stagionali. Con la variante Omicron i sintomi sembrano più leggeri almeno tra la popolazione vaccinata e prevalgono mal di gola, raffreddore e naso che cola. La perdita di gusto e olfatto, caratteristico delle prime ondate del coronavirus sembra oggi meno frequente. Non è comunque possibile distinguere il Covid da un’influenza e l’unico modo certo per fare una diagnosi differenziale è eseguire un tampone”.

Come fare per evitare la coinfezione? “Per limitare il più possibile il rischio di coinfezione è raccomandato il vaccino sia contro l’influenza sia contro il Covid. Non è una garanzia assoluta di non contrarre le infezioni virali, ma è un modo per mitigare il rischio di andare incontro a una malattia grave”

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Laureata in Filosofia, classe 1990, è appassionata di politica e tecnologia. È innamorata di Napoli di cui cerca di raccontare le mille sfaccettature, raccontando le storie delle persone, cercando di rimanere distante dagli stereotipi.