Assoluzione. È questa la sentenza pronunciata da Rosa Angela Castagnola, presidente della Corte d’Appello di Catania, nei confronti di Raffaele Lombardo, ex presidente della Regione Siciliana ed ex leader del Mpa, il Movimento per le Autonomie fondato dallo stesso Lombardo.

L’ex governatore siciliano era accusato di concorso esterno in associazione mafiosa e corruzione elettorale. Per entrambi i reati Lombardo è stato assolto: dal primo “perché il fatto non sussiste”, dal secondo “per non aver commesso il fatto”.

Una inchiesta ma soprattutto un processo monstre quello di Lombardo: dieci anni di udienze avevano portato a due sentenze ‘contrastanti’ e a un annullamento con rinvio della Cassazione. Indagine condotta dai carabinieri del Ros di Catania che verteva in particolare su presunti rapporti tra politica, imprenditori e i clan etnei di Cosa nostra. In particolare secondo la Procura Lombardo aveva favorito Cosa nostra ricevendo voti ‘mafiosi’ alle elezioni regionali del 2008, quando venne eletto presidente della Regione. 

Per Lombardo la Procura, tramite i pm Sabrina Gambino e Agata Santonocito, aveva chiesto la condanna a 7 anni e quattro mesi di reclusione. Dall’altra parte l’ex governatore siciliano aveva sempre negato ogni accusa, sostenendo al contrario di aver “nuociuto alla mafia come mai nessuno prima di me“, di “non avere incontrato esponenti” delle cosche e di avere “sempre combattuto Cosa nostra”. Per questo i suoi legali, gli avvocati Maria Licata e il professore Vincenzo Maiello, ne avevano chiesto l’assoluzione, richiesta poi accolta dalla Corte d’Appello.

LA STORIA DEL PROCESSO – La prima sentenza, con rito abbreviato, arriva il 19 febbraio 2014: il gup Marina Rizza condanna Lombardo a sei anni e otto mesi per concorso esterno all’associazione mafiosa ritenendolo, tra l’altro, “arbitro” e “moderatore” dei rapporti tra mafia, politica e imprenditoria.

Sentenza parzialmente smontata dalla Corte d’Appello di Catania nel 2017, che assolse l’ex governatore dall’accusa di concorso esterno in associazione mafiosa condannandolo a due anni (con pena sospesa) per corruzione elettorale aggravata dal metodo mafioso, ma senza intimidazione e violenza. 

Nelle motivazioni in particolare la Corte definisce “privo di riscontro probatorio” il presunti summit tra Lombardo e vertici delle cosche etnee che si sarebbe tenuto nel giugno 2003 a casa dell’ex presidente della Regione Sicilia, uno dei capisaldi dell’accusa.

Tre anni fa quella sentenza era stata annullata con rinvio dalla Seconda sezione penale della Cassazione, accogliendo il ricorso della Procura generale di Catania.

LA REAZIONE DI LOMBARDO – Raffaele Lombardo, che non era presente in aula al momento della lettura del dispositivo, si è detto “molto felice e sollevato” per la doppia assoluzione. 

Siamo molto soddisfatti. Questa assoluzione è un risultato che rende giustizia alla verità”, ha spiegato all’Adnkronos l’avvocata Maria Licata, uno dei due legali dell’ex governatore.

Redazione

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