Sandro, che giudizio dai della due giorni romana di Renew Europe? Quali risultati rispetto agli obiettivi che vi eravate proposti?
È stata la migliore riunione fatta da Renew Europe dal 2019. Non sono io a dirlo: sono i commenti di tanti colleghi europei. Abbiamo avuto una grande risposta dai militanti. Il teatro Piccolo Eliseo era strapieno, e chiedeva una sola cosa: Renew Italia. Matteo Renzi ha indicato con molta chiarezza perché dobbiamo perseguire questo obiettivo, ricordando la posta in gioco per tutta l’Europa. Giuseppe Benedetto ha giustamente insistito sulla necessità di alleare liberali e democratici e di costruire veri partiti politici europei, attraverso le liste transazionali, che sono da sempre un nostro cavallo di battaglia. Carlo Calenda e Riccardo Magi hanno mostrato attenzione e apertura, senza nascondere le questioni su cui bisogna lavorare per raggiungere l’obiettivo. Anche la loro franchezza è stata apprezzata.

Dopo questa due giorni, pensi che la prospettiva della lista unica sia più vicina?
Sono ora ancora più chiare le ragioni politiche per cui la lista comune Renew va fatta. Perché siamo noi di Renew gli unici a poter vincere la battaglia contro sovranisti e nazionalisti, rimanendo al centro della politica e costruendo una nuova maggioranza europeista nel Parlamento europeo. Siamo noi la vera alternativa al progetto che vogliono realizzare Manfred Weber, Antonio Tajani e Roberta Metsola di andare al potere con l’estrema destra di Meloni, Vox e le forze nazionaliste. Per questo abbiamo bisogno di un grande risultato in Italia e di più lib-dem e riformatori italiani in Renew Europe. Il punto non è fare la soglia elettorale, correre in quattro per il 4%. Il punto, e la vera responsabilità, è fare la differenza politica anche in Italia.

Nel weekend a Stoccolma ci sarà il congresso dell’Alde che, insieme al PDE di cui tu sei segretario, è una delle principali componenti di Renew. Che messaggio vuoi lanciare a Riccardo Magi di Più Europa, che dell’Alde è membro e che mercoledì al Piccolo Eliseo è stato il più prudente di tutti?
Che al congresso di Stoccolma l’Alde discuterà del Memorandum politico che ho firmato, come segretario del PDE, assieme a Stéphane Séjourné, presidente del gruppo Renew, e ai due co-presidenti de’Alde, in cui riconfermiamo e rilanciamo la nostra alleanza politica, alternativa a destra e sinistra, e diciamo no agli estremisti. Cioè diciamo che siamo alternativi anche al PD di Elly Schlein. Non vedo come Riccardo Magi possa dire sì all’alleanza politica col PDE in Europa e no alla lista comune con i due partiti del PDE – Italia Viva e Azione – e i lib-dem in Italia, basata proprio sugli obiettivi e i valori condivisi di Renew che verrano ricordati a Stoccolma.

Parliamo di temi. Da dove iniziare per costruire un percorso comune in vista del giugno 2024?
Senza dubbio dalla geopolitica, e dall’Ucraina. Grazie alla spinta di Mario Draghi, abbiamo preso una decisione storica: l’adesione dell’Ucraina all’UE. E con Kiev arriveranno anche altri Stati dell’Europa sud-orientale. Ciò significa anche riformare profondamente le istituzioni, le politiche e le risorse economiche dell’UE. Senza riforme, l’allargamento è semplicemente impossibile perché porta alla paralisi. E questo è prioritario. Poi dobbiamo lavorare per rendere la globalizzazione più giusta, democratica e sociale, perché ai problemi globali non possiamo rispondere con la chiusura o il protezionismo, ma con politiche meno naïf e più efficaci. È il tema dell’autonomia strategica, rispetto innanzitutto alla Cina, ma non solo. Il rapporto con l’Africa, ad esempio, attuando il nuovo partenariato euro-africano lanciato nel febbraio 2022 sotto presidenza francese del Consiglio UE, su iniziativa di Emmanuel Macron. Infine, puntando su una nuova politica degli investimenti per la transizione digitale, ecologica e per la Difesa. Perché abbiamo adottato ottime regole per il digitale e il green, ma le regole da sole non bastano, ci vogliono anche e soprattutto gli investimenti per vincere queste sfide. Renew Italia deve partire da questi temi, su cui peraltro i rappresentanti di Azione e Italia Viva stanno già lavorando nel PDE.

Tu hai molto insistito sul tema diritti. Pensi che uno degli spartiacque della prossima campagna elettorale sarà questo, specie marcando la differenza con Giorgia Meloni ed i conservatori?
Assolutamente si. Perché a Roma, o nei circoli finanziari in giro per il mondo, possono pure far finta che Meloni sia una ordinaria conservatrice, almeno finché seguirà le linee tracciate da Draghi sulle finanze pubbliche e da Washington sull’Ucraina. Ma è una finzione, appunto. Perché Meloni e i suoi cognati e consiglieri sono reazionari, oscurantisti e antieuropei. E appena possono, ce lo dimostrano. Basti pensare ai diritti negati ai figli di coppie omoparentali, alla propaganda contro gli immigrati o agli allarmi sulla sostituzione etnica. Al loro “Dio, patria e famiglia” noi rispondiamo con “Laicità, Europa e diritti”. E non perché non siamo patrioti, ma perché – come ci ha insegnato Marco Pannella – in questa era di imperi – da Mosca a Pechino – solo una Patria europea potrà salvare le patrie nazionali e tutelare i nostri interessi e valori nel mondo. E quando in modo patetico si aggrappano a Giuseppe Mazzini, gli ricordo che Mazzini voleva anche la Giovine Europa.  Noi siamo radicalmente alternativi a Fratelli d’Italia e siamo dalla parte dei diritti civili e dello stato di diritto, che l’UE non solo ha la possibilità, ma il dovere di proteggere e tutelare i cittadini europei anche contro i loro governi, come stiamo facendo contro Orban e il governo polacco.

Ed a sinistra invece? Quali distanze politiche vanno sottolineate?
La sinistra di Elly Schlein al momento è il nulla cromatico. Se guardo quel poco che dice, vedo solo posizioni conservatrici: no alla riforma della giustizia, delle istituzioni, no al jobs act, per loro il merito è di destra e la transizione ecologica vuol dire più vincoli e tasse per tutti. Noi siamo alternativi sia ai reazionari dell’estrema destra che ai conservatori di sinistra.

Alessio De Giorgi

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