“Maastricht per la nostra generazione è il luogo costitutivo dell’identità Europea”. Si apre così il discorso di Matteo Renzi sull’Europa di domani. In un video registrato lo scorso 9 novembre e trasmesso oggi sui suoi canali, il leader di Italia Viva ha inizialmente ricordato le principali tappe di fondazione della Comunità per poi lanciare la sua visione sul futuro dell’Unione: “Essere qui è il tentativo di riflettere sull’Europa di domani in un giorno – come il 9 novembre – in cui la caduta del muro di Berlino ha simboleggiato il trionfo della libertà contro l’oppressione e della democrazia contro la dittatura”.

“Oggi più che mai – continua Renzi – gli Stati Uniti d’Europa sono un obiettivo per noi ancora vero e valido per creare uno spazio di libertà. Occorre che l’Europa sia più veloce, non serve un’Europa in cui ci sia il diritto di veto, ma un’Europa più flessibile, in grado di allargarsi non solo geograficamente ma anche di cambiare profondamente le modalità e le regole del gioco”.

Nella riflessione sulla forma di governo e le sue regole Renzi avanza proposte concrete: “Occorre l’elezione diretta del presidente della commissione, che non rappresenta una deriva autoritaria, ma una svolta democratica importante; servono liste transnazionali, con soli 20 commissari che devono essere espressione non dei singoli paesi, ma delle scelte politiche e del risultato elettorale”. E ancora: “Un’Europa che arrivi all’esercito europeo e che superi la NATO, che abbia una politica europea che oggi non c’è”.

E in tema di riforme parla della necessità di “affrontare l’intelligenza artificiale non come minaccia ma come opportunità per far crescere il PIL”, di “investire sull’aerospazio e di “fare del climate change una battaglia da combattere non in modo ideologico ma pragmatico e concreto”, di “Un’Europa che sulla medicina e sulla innovazione tecnologica ad essa collegata costruisca una parte del proprio futuro”. “In tema di lavoro invece – continua Renzi – serve combattere la povertà ma non con i sussidi. Serve pagarlo meglio, ridurre la tassazione per le aziende”.  L’ex premier tocca anche il tema della sanità: “È la prima forma di lotta alla povertà serve una sanità che sia uguale per tutti, una sanità dove puoi arrivare a farti un esame medico urgente nello stesso tempo, sia che tu sia ricco sia che tu sia povero”.

Centrale anche il tema dell’immigrazione: “Occorre che cambi totalmente. Va gestita con due principi fondamentali: la legalità e il lavoro. Noi abbiamo degli spazi per poter creare posti di lavoro le cui figure necessarie non sono coperte. Il tema non è creare dei centri di detenzione dei migranti, il tema è creare dei centri di formazione per i migranti”.

Un passaggio importante del suo discorso Renzi lo ha dedicato alla cultura: “È sul terrorismo che vale la pena spendere una parola nel raccontare questi trent’anni, perché c’è stato l’11 settembre del 2001, un anno che ha segnato la storia del pianeta. Ma il terrorismo ha colpito fortemente anche la nostra Europa, è partito dalle periferie, dalle banlieue perché lì è mancata la capacità di integrare e di integrarsi, perché è mancata non soltanto la sicurezza militare e della polizia: è mancato il controllo del territorio ma anche il controllo educativo”. E quindi: “Se l’Europa ha un senso è perché è l’Europa della cultura. Senza l’Europa della cultura non c’è futuro per noi. La cultura è l’elemento chiave anche per sconfiggere il terrorismo. Non esiste l’Unione Europea senza le proprie radici culturali”.

La conclusione è sull’Europa dei sognatori: “Credo – conferma Renzi –  che quello che ci attende è un percorso molto complesso ma affascinante. Quando 30 anni fa i leader dei 12 paesi decisero di firmare il Trattato di Maastricht probabilmente non avrebbero mai immaginato quanta strada enorme l’Europa potesse compiere. Questa strada oggi non è più sufficiente. Noi non siamo l’Europa che ricorda le intuizioni dei padri, noi siamo l’Europa che vuole accarezzare i sogni dei figli. Per ogni Ulisse che innova, c’è un Telemaco che è chiamato a conservare e a rilanciare quell’eredità: quel Telemaco siamo noi o meglio sono i ragazzi della nuova generazione che tra 30 anni a Maastricht potranno raccontare come l’Unione Europea è tornata a giocare un ruolo tra Stati Uniti e Cina, come è diventata protagonista in Africa, come ha costruito la pace da Gerusalemme a Taiwan, come ha creato posti di lavoro con l’intelligenza artificiale, come è rimasta orgogliosa delle proprie radici culturali. Se saremo capaci di fare questo l’Europa avrà un futuro: noi abbiamo voglia di immaginare un domani dell’Europa che sia un domani di speranza e non soltanto di ricordi”.

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