Ansia e incertezza sono i sentimenti dominanti
Rientro dei cervelli in fuga: rischio beffa per gli italiani
L’ipotesi relativa alla restrizione delle agevolazioni fiscali per il rientro dei cervelli in Italia continua ad alimentare il dibattito politico. Sulla revisione della tassazione agevolata resta un grande punto interrogativo, visto che si tratta di una questione ancora in via di definizione, anche se le indiscrezioni sulle intenzioni del governo hanno innescato la dura reazione delle opposizioni. Per i partiti al di fuori della maggioranza quella dell’esecutivo è una mossa inaccettabile che rischia di rivelarsi un potente boomerang ai danni del nostro Paese.
L’attenzione va alle famiglie che hanno deciso di trasferirsi dall’estero per tornare in Italia e che di colpo si trovano costrette a fare i conti con un cambio in corso d’opera che magari obbligherà loro a ripensarci e ad annullare i nuovi progetti. Le opposizioni ne hanno fatto una questione non solo di danno reputazionale ma anche di convenienza: va considerato che l’Italia ormai da anni paga le dure conseguenze provocate dalla mancanza di manodopera qualificata e, proprio per questo motivo, il rientro dei cervelli rappresenterebbe un aiuto prezioso al mondo della ricerca e alle imprese della Nazione. Ansia e incertezza sono i sentimenti dominanti in seguito alle ipotesi circolate, motivo per cui Italia Viva ha lanciato una petizione (che ha già superato le 7mila firme) per chiedere al governo guidato da Giorgia Meloni di tornare sui propri passi e non modificare le regole sul rientro dei cervelli.
Per Silvia Fregolent, senatrice di IV, saremmo di fronte a un «doppio tradimento nei confronti sia degli italiani all’estero sia del nostro Paese» se venisse confermato lo stop o la riduzione delle agevolazioni fiscali: incrementare la competitività sul piano internazionale è un obiettivo non più procrastinabile, raggiungibile solo contando su figure competenti e specializzate. «Parliamo di ragazze e ragazzi che sono andati all’estero perché non vedevano un futuro in Italia o di chi ha voluto aumentare le proprie competenze e che, proprio grazie agli incentivi, aveva deciso di rientrare in patria. Ora quel progetto di vita viene stroncato dalla poca lungimiranza di questo governo», ha denunciato Fregolent. Anche il Consiglio Generale degli Italiani all’Estero ha espresso forte preoccupazione per bocca di Michele Schiavone: il segretario generale del Cgie ritiene che mettere in discussione gli interventi normativi adottati negli anni precedenti sarebbe «un passo indietro».
Dal centrodestra tengono ad assicurare che si continuerà a proseguire lungo la via dell’attrattività delle eccellenze accademiche e della relativa competitività dell’Italia. Anna Maria Bernini, ministro dell’Università e della Ricerca, ha sottolineato che per scongiurare la fuga dei cervelli occorre avere anche una solida «caratteristica di continuità». Sullo sfondo sono scolpite le storie di tanti ragazzi. Il caso di Dimitri è emblematico: dopo anni di lavoro all’estero decide di rientrare in Italia, si dimette, fa progetti basandosi sulla certezza delle agevolazioni «e ora che non posso più tornare indietro mi trovo nella situazione in cui tutto potrebbe andare in fumo». Anche l’esperienza di Erica merita di essere citata: vive a New York, vanta una seconda laurea, la sua carriera prende il volo ma resta bloccata in Italia in piena emergenza Covid-19. Proprio in quel periodo assume la scelta di voler restare, una decisione intrapresa grazie alle agevolazioni. «Quella agevolazione era un bene per tante famiglie di ragazzi che come me non avevano opportunità qui», ha scritto sul proprio canale Instagram. Sollevare eventuali criticità e adoperarsi per migliorare un provvedimento a favore della competitività è del tutto lecito, ma gli occhi devono restare costantemente aperti per agire con buonsenso. Lo si deve all’Italia, lo si deve alle nostre imprese, lo si deve ai ragazzi che sognano di tornare senza bastoni tra le ruote.
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