«Questa riforma ci allontana da principi costituzionali come la presunzione di innocenza, la funzione rieducativa della pena, il diritto alla difesa», ma fa anche di peggio, «va contro lo stesso “diritto alla vita”, quello garantito dall’articolo 2 della Costituzione: come può infatti organizzare la propria vita una persona che resta imprigionata in un processo senza fine?». Ecco perché è «una riforma distruttiva». Sferra un attacco senza mezzi termini l’avvocato Beniamino Migliucci, ex presidente dell’Unione delle camere penali, di fronte a oltre cento avvocati riuniti anche ieri, per il terzo giorno consecutivo, a Roma davanti alla sede della Corte di Cassazione per la maratona oratoria contro la riforma Bonafede che cancella la prescrizione dopo il primo grado di giudizio e che entrerà in vigore il 1° gennaio prossimo. Uno dopo l’altro i penalisti si avvicendano al microfono. Sono venuti da tutta Italia, si sono registrati in 1500 per partecipare alla maratona che andrà avanti fino a sabato. Le arringhe le hanno lasciate nelle aule di tribunale.

Qui in piazza Cavour vogliono spiegare le ragioni del loro no a questa riforma fortemente voluta dal ministro della Giustizia, e per farlo sfogliano il catalogo delle vite intrappolate nelle maglie di una giustizia dai tempi irragionevolmente lunghi, che con la cancellazione della prescrizione rischiano di diventare interminabili. L’avvocato Lorenzo Parachini della Camera penale di Busto Arsizio racconta il caso del suo cliente al quale vengono contestati episodi di cessione di stupefacenti tra il 2009 e il 2010, di cui alcuni risalenti a quando era ancora minorenne. Il procedimento del Tribunale ordinario si conclude in sei anni e alla fine del 2017 l’uomo ha finito di scontare la pena, ma a febbraio del 2018 gli viene notificato l’avviso per l’udienza preliminare nel procedimento del Tribunale dei minorenni. Solo che il minorenne di allora ha ormai 27 anni e il reato è prescritto.

LEGGI ANCHE – I penalisti: la politica raccolga il testimone di Lattanzi

«Il ministro Bonafede vuole regalare al Paese un processo senza fine e quindi sofferenze senza fine per tutti», rincara la dose Migliucci, che poi attacca l’Anm («è bastato che il Guardasigilli, sorridente quanto inconsapevole, facesse promesse sul sorteggio al Csm per cambiare idea e riaffermare il suo ruolo di sindacato») e chiede alla politica di far seguire alle parole i fatti: «se Zingaretti ha detto di non essere d’accordo e anche Italia viva, perché non fermano la riforma? Forse non vogliono andare a casa…» E al vicesegretario dem Andrea Orlando, ex Guardasigilli, dice: «tiri fuori gli attributi e la coerenza».  E di politici, ieri in piazza con i penalisti, ce ne erano tanti. A partire da una nutrita delegazione di parlamentari di Forza Italia, tra cui la capogruppo alla Camera Maria Stella Gelmini che ha ribadito la richiesta – già avanzata al presidente Fico – di discutere la pdl di Enrico Costa che cancella lo stop alla prescrizione prima che la riforma entri in vigore. Tra i presenti lo stesso Costa, Stefania Craxi, Maurizio Gasparri e Deborah Bergamini, condirettrice del Riformista, che ricorda la vicenda di Enzo Tortora: «arrestato e poi condannato in primo grado nell’85, meno di un anno dopo è stato assolto in secondo grado e un anno e mezzo più tardi è morto. È morto innocente, ma probabilmente con la riforma Bonafede sarebbe morto da colpevole. Di innocenti non ne avremo più, avremo gente seppellita in un limbo eterno».

Nel pomeriggio, a sorpresa, arrivano anche Alfredo Bazoli e Walter Verini del Pd: «Sulla prescrizione abbiamo fatto una battaglia contro il precedente governo e abbiamo ereditato questa norma. Il confronto con l’attuale maggioranza è aspro ma il Pd è unito e compatto e speriamo di ottenere risultati per garantire la ragionevole durata dei processi», assicura il capogruppo dem in Commissione Giustizia. «Mi aspetto lealtà dal Pd», fa sapere in serata il ministro Bonafede, «Se si tratta di lavorare per garantire tempi certi del processo ho già dato disponibilità mille volte».
Ma nella maggioranza la tensione resta alta. Oggi intanto alla maratona oratoria dell’Unione camere penali è attesa una delegazione di Italia Viva guidata dalla capogruppo alla Camera Maria Elena Boschi.