Giustizia negata agli imputati meno abbienti, le Camere Penali del Diritto europeo e internazionale scendono in campo per lanciare una proposta di legge in grado di colmare, finalmente, il vuoto normativo che da troppo tempo attanaglia il nostro Paese. Lo scorso anno un primo passo era stato compiuto con l’inserimento di un emendamento nella legge di bilancio 2020, che prevedeva lo stanziamento di 8 milioni di euro per il pagamento delle spese legali dei soggetti sottoposti a procedimento penale e poi assolti con formula piena. I successivi decreti attuativi non sono però mai arrivati. E intanto gli imputati assolti continuano a essere vittime di un sistema quantomai sbilanciato.

Per cogliere l’urgenza di quest’intervento basti pensare che attualmente i requisiti per accedere al patrocinio a favore dello Stato sono particolarmente stringenti: il beneficiario deve infatti essere titolare di un reddito imponibile risultante dall’ultima dichiarazione dei redditi al di sotto di 11.493,82 euro, intesi come cumulo dei redditi percepiti da tutti i familiari con lo stesso conviventi. In pratica, qualsiasi cittadino con uno stipendio di mille euro si trova costretto a indebitarsi in maniera spaventosa per affrontare gli eventuali tre gradi di giudizio di un processo penale. «La nostra proposta di legge contempla la possibilità per questi soggetti vittime del sistema giudiziario di ottenere il pagamento da parte dello Stato degli onorari dovuti al legale impiegato nella loro difesa», spiega l’avvocato Alexandro Maria Tirelli, presidente delle Camere Penali del Diritto europeo e internazionale.

Il sistema attuale comporta infatti un’insostenibile discriminazione per le persone meno benestanti di fronte a un diritto come quello di difesa che, in quanto costituzionalmente garantito, dovrebbe essere assicurato universalmente: «È evidente – rilancia il presidente Tirelli – la necessità di colmare il vuoto di tutela per le vittime di errori giudiziari. Posto che già il processo penale rappresenta una sorta di pena sia dal punto di vista economico che morale, è fondamentale modificare questa impostazione inquisitoria». La proposta di legge formulata dalle Camere Penali del Diritto europeo e internazionale è stata intanto definita e la possibilità di ottenere il rimborso delle spese legali in favore degli imputati prosciolti potrebbe presto diventare realtà.

Ad oggi l’unica forma di ristoro prevista dal nostro ordinamento per le vittime degli errori giudiziari è la riparazione per ingiusta detenzione, istituto la cui applicazione è stata tra l’altro recentemente ridimensionata. Nel 2020 lo Stato ha speso quasi 38 milioni di euro per questa tipologia di risarcimento e l’importo non può in ogni caso mai eccedere la cifra di 516.456,90 euro. «Inutile sottolineare come questo spreco di denaro pubblico pesi inutilmente sui contribuenti. L’istituto della riparazione per ingiusta detenzione non è però da solo sufficiente ad offrire tutela a tutte le vittime di errori giudiziari», avverte l’avvocato Tirelli. Da questo meccanismo vengono infatti automaticamente esclusi tutti gli imputati che hanno affrontato l’intero iter processuale a piede libero.

Redazione

Autore