Nel 1959 Feltrinelli pubblicò il suo primo grande romanzo, L’Anonimo Lombardo, l’inizio alla prima della Scala, durante la famosa Medea della Callas del ‘53, di una storia d’amore intellettuale tra due uomini, un testo redatto con un sofisticato sistema di note in stile postmoderno, una lingua innovativa che doveva «ricreare sulla pagina il sound del linguaggio parlato» con echi del Parini e di Gadda. Di quest’ultimo, Arbasino fu grande amico ed estimatore, tanto da dedicargli un libretto, L’ingegnere in blu (2008) e da valergli l’appellativo di “nipotino di Gadda” da parte della critica, che gli riconobbe il medesimo lavoro condotto sulla lingua.

Nel 1963 aderì insieme a Umberto Eco, Nanni Balestrini ed Elio Pagliarani al Gruppo63, l’Avanguardia storica filomarxista, ma disimpegnata, seguace dello Strutturalismo; nello stesso anno uscì il celebre romanzo, Fratelli d’Italia, accolto subito come classico moderno. La storia di un viaggio in Italia, un grand tour in stile goethiano condotto nei luoghi dannunziani (Roma, Napoli, Capri, Firenze) di un gruppo di artisti in una commedia sociale, uno spaccato culturale impossibile da definire nello spettro dei generi letterari. Un poderoso tomo al quale Arbasino è ritornato più volte nel corso dei decenni – secondo quella sua tendenza di riscrivere i testi e ampliarli all’infinito – arrivando a triplicarne la mole fino alle oltre 1300 pagine.

Lo sperimentalismo arbasiniano trovò poi libero sfogo nel surreale «romanzo a frammenti mobili» del ’69, Super-Eliogabalo, sul tema delle illusioni e del fallimento del ‘68; e nel romanzo a tinte camp sul boom economico, La bella di Lodi (‘72), dal quale è stato tratto un magistrale film di Mario Missiroli con una giovanissima Stefania Sandrelli, nel ruolo dell’emancipata Roberta. Scrisse poi per il Corriere, per Repubblica, condusse un programma in Rai e si dedicò alla poesia, in Rap! e Rap 2.

La scrittura infinita di Arbasino, espansa, orizzontale, fatta di accumulo e catalogo ossessivo, lungi dall’essere considerata mero vizio o maniera, è un’idea di letteratura in progress, che si forma e si impasta con la vita, prima che la sua natura mortale abbia la meglio.