Il treno del leader nordcoreano Kim Jong-Un è arrivato in Russia con il suo carico di beni di lusso e dispositivi di sicurezza. Blindato al punto da renderlo estremamente pesante e lento – si parla di una velocità massima di 60 chilometri orari – la “fortezza ambulante” ha raggiunto la Federazione Russa ieri mattina per poi fare tappa verso Vladivostok. Non si conoscono i dettagli della visita. L’unica certezza è che qui, nell’Estremo Oriente Russo, è previsto l’incontro con Vladimir Putin, che vedrà il suo vicino nordcoreano cinque anni dopo l’ultimo summit avvenuto nella stessa città sul Pacifico. L’agenda di Kim è fitta.

Dopo avere raggiunto la stazione di Khasan, il dittatore nordcoreano ha parlato con Alexander Kozlov, vertice del ministero russo per le risorse naturali, e con il governatore di Primorsky, Oleg Kozhemyako. Sul tavolo una serie di possibili partenariati di livello regionale che servono soprattutto a dare ossigeno alla debilitata nazione asiatica, sottoposta a un rigido regime sanzionatorio e sempre più chiusa in sé stessa. Ma ciò che preme gli analisti e i diplomatici è soprattutto capire cosa può scaturire dal faccia a faccia con il presidente russo.

La preoccupazione dell’Occidente è legata soprattutto alla possibile fornitura di armi e munizioni all’esercito del Cremlino impegnato nella logorante “operazione militare speciale” in Ucraina. La portavoce del Consiglio di sicurezza degli Stati Uniti, Adrienne Watson, ha ammonito Pyongyang sulla possibilità di vendere armi a Mosca ricordandole di “rispettare gli impegni pubblici” nei quali aveva garantito di non volere essere coinvolta in questo tipo di negoziati.

Tuttavia, l’impressione è che a Washington siano perfettamente consapevoli che dalla Corea del Nord, tanto più in una fase di isolamento praticamente totale, sia difficile attendersi il rispetto di impegni a fronte di possibili accordi in campo energetico e tecnologico con la Russia. E non è un caso che anche il portavoce del Dipartimento della Difesa, il generale Patrick Ryder, abbia ammesso senza troppi giri di parole i timori da parte dell’amministrazione Biden per il possibile accordo sulle armi tra i due Paesi. Il motivo riguarda sia i benefici che può trarre Mosca sia cosa può ottenere Pyongyang.

Sul primo fronte, a interessare gli analisti Usa non è tanto la qualità degli armamenti di Pyongyang, quanto il fatto che la Corea del Nord sia in grado di produrre un’ingente quantità di munizioni, così come missili a corto e medio raggio, capace di soddisfare la grande sete di armi della Federazione Russa. L’invasione dell’Ucraina, diventata ormai una guerra d’attrito con ampio uso dell’artiglieria e della fanteria, ha dimostrato di sapere mettere a dura prova gli arsenali dei Paesi coinvolti.

Ma se questo repentino cambiamento di ordini e di domanda ha travolto l’intero sistema industriale occidentale che supporta le forze ucraine, Mosca potrebbe ora ricevere sostegno da un regime che investe da decenni solo nell’industria bellica e che quindi può riversare nei depositi russi un flusso continuo e diretto di armi e munizioni. Dall’altro lato, l’Occidente teme anche la svolta coreana di Putin, che isolato e in cerca di supporto necessario per la continuazione della sua guerra, scommette su Kim allettandolo con un accordo che può fornire un aiuto considerevole anche all’agenda di Pyongyang. Tra tecnologia nucleare e spaziale, la Russia può essere estremamente preziosa per far sì che il regime nordcoreano colmi alcuni gap rispetto alle forze vicine.

Le indiscrezioni sulla delegazione in viaggio con Kim possono essere in questo senso interessanti. I media hanno individuato sul treno diretto a Vladivostok il supervisore di tutta l’industria della difesa nazionale, Ri Pyong Chol, che ha un ruolo fondamentale anche nel programma nucleare e missilistico. Con lui anche Pak Thae Song, a capo del comitato nazionale per la scienza e la tecnologia spaziale, Jo Chun Ryong, vertice dell’industria delle munizioni, l’ammiraglio Kim Myong-sik, capo della marina nordcoreana, e il comandante dell’aeronautica di Pyongyang, il generale Kim Kwang-hyok. Sembra possibile anche la presenza del ministro della Difesa, Kang Sun Nam. Una formazione di così alto rango sottolinea la potenziale rilevanza degli accordi conclusi tra il leader della Corea del Nord e il capo del Cremlino. Anche se per Putin è il segnale di un chiaro isolamento ad alti livelli, le armi di Kim sono a questo punto più importanti della diplomazia.

Lorenzo Vita

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