Economia
Safilo, numeri record in Borsa ma prepara 700 licenziamenti

Il nuovo piano industriale al 2024 di Safilo, noto marchio italiano di occhiali, prevede un totale di circa 700 esuberi in Italia. “L’uscita delle licenze del lusso Lvmh rende ora necessario per Safilo l’avvio di un piano di riorganizzazione e ristrutturazione industriale, che risponda prontamente al nuovo scenario produttivo che l’azienda si troverà presto a dover gestire, con il conseguente riallineamento delle proprie strutture”, spiega il gruppo nella nota che annuncia l’approvazione del nuovo piano industriale al 2024 da parte del consiglio di amministrazione della società. Safilo “ha aperto un tavolo negoziale con le organizzazioni sindacali e i rappresentanti dei lavoratori al fine di individuare tutti gli ammortizzatori sociali disponibili per limitare gli impatti sulle persone coinvolte”.
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Una mossa che di fatto apre l’ennesima vertenza complicata per il governo, già alle prese con l’ex Ilva, Alitalia, Embraco e tante altre aziende che stanno licenziando o chiudendo in più regioni d’Italia. Il piano di licenziamenti arriva inoltre nel giorno in cui è stato annunciato il rinnovo della licenza Marc Jacobs, accordo che ha consentito a Safilo di fare un balzo in Borsa di oltre 10 punti percentuali.
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Nonostante ciò Safilo ha tagliato i propri target per il 2020, prevedendo ricavi netti compresi tra i 960 milioni e il miliardo di euro. Le stime presentate ad agosto 2018, si legge nella nota che annuncia l’approvazione del nuovo piano al 2024, prevedevano ricavi di 1.000-1.020 milioni. In ribasso anche le stime sull’Ebitda adjusted, che dall’obiettivo di circa 8-10% delle vendite (previsto prima dell’applicazione dell’Ifrs 16) scende a circa il 6% delle vendite. “Questo scostamento – sottolinea Safilo – è imputabile all’uscita della licenza Dior dopo il 2020, così come comunicato dalla società il 1 luglio 2019. Il nuovo piano riflette quindi l’attesa flessione del business Dior nel suo ultimo anno di licenza all’interno del business Safilo, un periodo di phase-out che avrà impatti negativi sulla complessiva redditività del marchio”.
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