In Spagna si allarga lo scandalo legato all’uso del software Pegasus, lo spyware prodotto dalla controversa azienda israeliana NSO già al centro di diverse inchieste giornalistiche internazionali: ufficialmente venduto soltanto ai governi o ad agenzie governative di intelligence per l’intercettazione di terroristi e criminali, sarebbe stato in realtà utilizzato per spiare giornalisti, oppositori e politici.

Oggi il governo spagnolo ha annunciato in una conferenza stampa che i telefoni cellulari del primo ministro Pedro Sanchez e del ministro della Difesa Margarita Robles sono stati infettati e spiati con lo spyware Pegasus. Secondo quanto affermato da fonti dell’esecutivo a El Pais, gli “hacker” avrebbero sottratto dallo smartphone del premier oltre 2,7 gigabytes di dati. L’attacco sarebbe avvenuto in due occasioni tra maggio e giugno 2021. Nel caso della ministra della Difesa Robles invece, l’attacco sarebbe avvenuto nel giugno 2021 ma la quantità di dati sottratti sarebbe notevolmente inferiore, ‘soli’ nove megabytes.

Al momento il governo ha reso noto di non essere in grado di stabilire il grado di riservatezza delle informazioni ottenute dagli autori dello spionaggio, ma di esser certo che dal mese di giugno ad oggi non sono stati registrati ulteriori episodi.

Quanto alla ‘matrice’ dell’attacco, “estremamente grave”, ha riferito in conferenza il ministro alla Presidenza e delle relazioni con il parlamento Félix Bolaños, si tratta di intrusioni illegali “non riconducibili alle istituzioni statali”.

La questione catalana

Proprio l’uso illegale del software Pegasus è al centro di un secondo scandalo in Spagna, ribattezzato Catalangate. Il caso si basa su un’indagine realizzata dal centro studi canadese The Citizen Lab e pubblicata a metà aprile: rivela che i dispositivi elettronici di 63 tra politici e giornalisti legati all’indipendentismo catalano sono stati hackerati tramite il noto spyware, e altri quattro con uno simile, Candiru. Le vittime dell’attacco informatico si sono visti intercettati telefonate, messaggi, col furto di video, foto e dati.

Secondo l’istituto di ricerca le operazioni di spionaggio sarebbero state ordinate dalle autorità spagnole per fini politici, con l’obiettivo di colpire gli indipendentisti catalani. La gran parte delle intercettazioni sarebbe avvenuta nel 2017, nel periodo del referendum per l’indipendenza della Catalogna, e si sarebbero concluse nel 2020, quando erano emersi i primi sospetti sul presunto utilizzo di Pegasus per spiare i politici catalani. Il governo di Madrid aveva immediatamente smentito tale ricostruzione, istituendo una commissione di inchiesta al riguardo

Tra le vittime illustri vi sono Pere Aragonès, l’attuale presidente della Generalitat de Catalunya, e Laura Borràs, presidente del parlamento catalano, entrambi spiati prima di assumere le rispettive cariche. Nel mirino della maxi operazione di spionaggio erano finiti anche alcuni europarlamentari indipendentisti catalani: tra questi il noto Carles Puigdemont, ex presidente della Generalitat de Catalunya e ‘autore’ del tentativo di secessione della Regione dalla Spagna nel 2017. Nel caso di Puigdemont a essere spiati erano in realtà i telefoni della moglie, del suo avvocato e di membri del suo staff.

Il Catalangate ha messo in grave difficoltà il governo socialista di Sanchez. I parlamentari di ERC, Esquerra Republicana de Catalunya, il principale partito indipendentista catalano che garantisce l’appoggio esterno all’esecutivo, hanno chiarito che non lavoreranno col governo di Madrid fino a quando non avrà fatto chiarezza sulle presunte intercettazioni contro i politici catalani.

La domanda che si fanno gli analisti in Spagna è ora se le informazioni diffuse oggi dall’esecutivo siano vere o un mero tentativo per ribaltare le accuse lanciate nelle scorse settimane dagli indipendentisti catalani.

Avatar photo

Romano di nascita ma trapiantato da sempre a Caserta, classe 1989. Appassionato di politica, sport e tecnologia