Lo spauracchio c’è, ed è evidente: la Dad ancora presente a settembre, quando riapriranno le scuole. La didattica a distanza che ha segnato l’andamento della scuola dallo scoppiare della pandemia di Coronavirus rischia infatti di riprendere esattamente come nella prima parte del 2021 anche con l’inizio del nuovo anno scolastico.

Il problema, come sempre, sono i numeri. Nonostante le parole del ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi, che dal Campus Steam di Bergamo ha sottolineato che il governo lavora “per la scuola in presenza, senza se e senza ma”, la soluzione della didattica a distanza ricompare con forza alla luce di un andamento delle vaccinazioni ancora a rilento.

I numeri li ha snocciolati il generale Francesco Paolo Figliuolo, commissario all’emergenza Covid: “Siamo un po’ indietro, ma abbiamo spinto molto su 70-80enni, ora dobbiamo spingere sui cinquantenni, soprattutto convincere i 215 mila insegnanti e operatori scolastici che mancano a vaccinarsi per tornare a scuola in sicurezza”, ha spiegato durante la visita a Roma all’hub vaccinale di Acea, azienda di acqua ed elettricità della capitale.

Ancora più preoccupanti sono i dati sottolineati da Agostino Miozzo, ex responsabile del Comitato tecnico scientifico e consulente del ministro dell’Istruzione. Nella fascia 12-19 anni, ovvero i giovani che dovranno tornare i tra i banchi di scuola a metà settembre, “abbiamo l’82,6% non vaccinato“. Due le soluzioni: una campagna di vaccinazione estiva a ritmi incessanti o interventi strutturali nelle scuole, che però come ammette Miozzo “non abbiamo fatto, se non li facciamo in questi mesi estivi i problemi saranno gli stessi dell’anno scorso”.

Problemi ma anche soluzioni, aggiunge con pessimismo il Cts. La posizione del Comitato tecnico scientifico è infatti quella di dover far ripartire la scuola a settembre come a fine estate 2020: con misurazione della temperatura, mascherine per tutti gli studenti dai 6 anni in su, banchi singoli, orari di ingresso e uscita scaglionati, lezioni solo in classi/locali che possano garantire il distanziamento e tutte le procedure sulle quarantene in caso di ragazzo o docente positivo.

La posizione espressa nei giorni dal Cts al Ministero dell’Istruzione, pur contando su un condizionale, è preoccupante: “Le misure dovrebbero essere le stesse previste all’inizio del precedente”, hanno auspicato gli esperti. Sul punto il commissario Figliuolo ha spiegato oggi che “chiederemo una precisazione al Cts che ha dato un parere sul ritorno a scuola senza considerare le vaccinazioni: dato che le vaccinazioni stanno andando avanti noi chiederemo che formuli anche questa ipotesi”.

E dalle Regioni c’è chi tira il freno a mano sul rientro tra le mura scolastiche. Il presidente del Veneto Luca Zaia è pronto a rinviare l’inizio dell’anno scolastico di due settimane per l’incognita della campagna di vaccinazione, così da avere più giorni per continuare le somministrazioni. Linea simile al ‘collega’ della Campania Vincenzo De Luca, che ha annunciato “un piano di vaccinazione di massa, prima dose a luglio, seconda tra metà agosto e metà settembre, altrimenti a scuola non si torna”.

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Napoletano, classe 1987, laureato in Lettere: vive di politica e basket.