L’ottimo risultato alle elezioni europee e la vittoria alle elezioni amministrative hanno consolidato la leadership nel Pd di Elly Schlein. Tra quelli che non devono avere brindato, ci sarà stato sicuramente Vincenzo De Luca. Il governatore della Campania, che pure ha contribuito al buon risultato sostenendo a spada tratta il candidato Raffaele Topo, a lungo suo detrattore e poi diventato suo alleato, ora dovrà fare i conti con una segretaria molto più forte e che, attraverso i suoi luogotenenti campani, sbarra la strada alla ricandidatura di De Luca per la terza volta a Presidente della Regione. Sarà un duello interessante e avvincente. Lo stile personale e politico dei due esponenti del Pd non potrebbe essere più diverso.

Sono sicuramente oggi le due figure più carismatiche e importanti del Pd. De Luca è un dirigente comunista di vecchio stampo, un togliattiano, che ha saputo come il Migliore stare al passo coi tempi. Il suo modello di gestione del potere ricorda la scuola pitagorica. Pitagora è stato un grandissimo matematico e filosofo, una figura affascinante e carismatica, venerata dai suoi adepti come una vera e propria divinità. Nato nell’isola di Samo intorno al 570 avanti Cristo si trasferì a Crotone e fu lì che fondò la sua scuola misterica, fonte di filosofia e di matematica. La sua scuola era fondata sul culto della sua persona e si divideva in due parti. La prima parte era quella dei pitagorici veri e propri, dei matematici ammessi a discutere con Pitagora in persona e ad ascoltarlo, vederlo, perfino – entro certi limiti – discutere con lui. Erano pochissimi eletti e solo a lui potevano e dovevano riferirsi con la massima venerazione.

La seconda parte era formata dagli acusmatici, dagli alunni che potevano sentire i suoi insegnamenti ascoltando la sua voce dietro una tenda, senza mai poterlo vedere, in modo da aumentare il mistero, il fascino e il carisma della sua persona quasi divina. A Pitagora dobbiamo molte cose: l’invenzione del termine filosofia, il suo famoso teorema geometrico, l’invenzione dell’armonia musicale. Fu indiscutibilmente un genio. Il sistema di De Luca funziona un po’ così. Un gruppo ristretto capeggiato dal figlio Piero è ammesso a parlare con lui. Poi c’è una vasta corte di adepti che sono affascinanti dai suoi toni da tribuno, dal suo eloquio graffiante che va dall’ironia al sarcasmo, dalle sue battute fulminanti e a volte grevi. Ci troviamo di fronte ad un leader che nel tempo ha saputo gestire e governare i cambiamenti, un abilissimo comunicatore, un eccezionale gestore di anime (politiche, si intende).

Elly Schlein, invece, ha impostato il suo modello in modo diverso, apparentemente più libero ed elastico. Somiglia al sistema solare. Lei, la segretaria, al centro a irrorare energia sui pianeti e i satelliti che le orbitano intorno. I pianeti sono apparentemente liberi e indipendenti. Hanno la loro orbita, la loro ellisse, il loro movimento. Però, almeno ora, senza l’energia solare fornita da Elly, non potrebbero vivere. Lo stesso De Luca, se il sole di Elly continua a splendere, rischia di essere un pianeta lontano, uno di quelli freddi e gassosi, destinato a ruotarle intorno nella speranza di ricevere un briciolo di energia. È molto probabile che i due sistemi finiscano per scontrarsi, come vogliono i luogotenenti campani della segretaria. In questo caso è probabile che la scuola pitagorica si chiuda con la fine, politica, del capo indiscusso. La regione Campania probabilmente passerebbe al centrodestra e sarebbe un disastro. Però c’è una possibilità, aperta nientedimeno dalle scelte del Governo di destra: il voto sul premierato e soprattutto sull’autonomia differenziata. Elly potrebbe avere bisogno della forza e del consenso di De Luca per fare un’eventuale battaglia politica, sia sui contenuti che referendaria. Ecco che i due sistemi, apparentemente antitetici e antagonisti, potrebbero convivere e alimentarsi a vicenda. Sarà divertente osservare.