Il Capo dello Stato, Sergio Mattarella, ha promulgato il disegno di legge contenente “Disposizioni per l’attuazione dell’autonomia differenziata delle Regioni a statuto ordinario ai sensi dell’articolo 116, terzo comma, della Costituzione”. Il ddl Calderoli sull’Autonomia differenziata era stato approvato in via definitiva dal Parlamento il 19 giugno scorso, suscitando polemiche da parte dell’opposizione che ha annunciato addirittura l’intenzione di raccogliere le firme necessarie, 500mila, per indire un referendum abrogativo.

Quella sull’autonomia differenziata, bandierina storica della Lega, è la prima delle tre. grandi riforme annunciate da tempo dal governo Meloni: le altre due sono la riforma della giustizia, che vuole Forza Italia, e quella del Premierato, auspicata dalla stessa premier che la considera “la madre di tutte le riforme”.

Questa legge è semplicemente l’attuazione dell’articolo 116, terzo comma, della Costituzione. Articolo che prevede la possibilità per le regioni a statuto ordinario di ottenere ulteriori forme e condizioni di autonomia tramite una legge ordinaria. Il processo di attuazione prevede che ci siano intese tra Stato e regioni dove andranno determinati i Lep, i livelli essenziali delle prestazioni, che devono essere garantiti dallo Stato in tutte le regioni per evitare squilibri nei servizi offerti ai cittadini. Lep che saranno definiti da decreti legislativi da emanare entro 24 mesi dall’entrata in vigore della legge.

L’opportunità di autogovernarsi

Così come sottolineato nel corso di questa settimana dal direttore del Riformista Claudio Velardi, il Mezzogiorno dovrebbe accogliere la sfida di utilizzare l’autonomia per darsi da fare, per far crescere una classe dirigente degna di questo nome, per fare un salto di qualità nella gestione del territorio e nell’efficenza della macchina pubblica. In sostanza cogliere l’occasione dell’autonomia differenziata non per lamentarsi, protestare e ribellarsi ma per autogovernarsi.

Uno scatto di dignità, auspicato dal Riformista, è accolto anche dal governatore campano Vincenzo De Luca che in una intervista al nostro giornale ha indicato tre requisiti fondamentali per far sì che non aumenti il divario tra nord e sud.

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