La sentenza
Sea Watch 3, le motivazioni della Cassazione: “Carola Rackete rispettò l’obbligo di soccorso”
“Cara commissione europea anche l’Oim chiede di non sbarcare nessuno salvato in mare in Libia dal momento che il porto è stato recentemente bombardato. Ora è il momento di provvedere a un piano di ricollocazione urgente e risolvere questo pasticcio di cui sei complice finanziando la cosiddetta guardia costiera libica!”. Così scrive sul suo account twitter Carola Rackete commentando l’appello lanciato dall’Oim alla comunità internazionale, compresa l’Unione europea, per garantire sbarchi sicuri ai migranti. Il post arriva proprio nel giorno in cui sono state depositate le motivazioni con cui la Cassazione ha confermato il no all’arresto della comandante della nave della ong tedesca.
Rackete era stata accusata di aver forzato il blocco navale della motovedetta della Guardia di finanza di Valentina Santarpia, ma per la Cassazione ha adempiuto alle disposizioni sul salvataggio in mare e per questo “è corretta” la decisione del gip di Agrigento che non ha convalidato l’arresto della comandante della Sea Watch. Questo è quanto scrivono i giudici della terza sezione penale della Cassazione nelle motivazioni della sentenza con cui lo scorso 17 gennaio confermavano la decisione del gip di Agrigento Alessandra Vella che aveva rimesso la comandante della nave approdata a Lampedusa forzando il blocco della Guardia di Finanza, urtando l’imbarcazione dei militari e finendo poi in manette subito dopo l’approdo. Per i giudici “l’obbligo di prestare soccorso non si esaurisce nell’atto di sottrarre i naufraghi al pericolo di perdersi in mare, ma comporta l’obbligo accessorio e conseguente di sbarcarli in un luogo sicuro”. Secondo i giudici della Cassazione inoltre “le navi della guardia di finanza sono certamente navi militari, ma non possono essere automaticamente ritenute anche navi da guerra”.
LA REAZIONE DI SALVINI – “Se è vero quello che leggo – che si può speronare una nave della guardia di Finanza con a bordo cinque militari della guardia di Finanza -, è un principio pericolosissimo per l’Italia e per gli italiani”, ha esordito il leader della Lega Matteo Salvini, “perché un conto è soccorrere dei naufraghi in mare, che è un diritto o dovere per chiunque, un conto è giustificare un atto di guerra. Perché se io, in Germania, speronassi una nave militare tedesca, penso che giustamente sarei messo in galera. Mi leggerò la sentenza: se così fosse, sarebbe un pericoloso precedente perché da domani chiunque si sentirebbe titolato a fare quello che non va fatto”.
© Riproduzione riservata