L'intervista
Sentenza Corte Ue sulla Superlega, Gozi: “Approccio davvero europeo, adesso un calcio più libero”
L’intervista a Sandro Gozi: «Legalità, competizione, solidarietà e inclusione. Progetto democratico perché fondato su un principio rivoluzionario»
Sandro Gozi, possiamo definire quella di oggi una giornata storica per l’Unione europea…
«La Corte di giustizia Ue oggi ha sancito la fine dell’illegalità europea e degli abusi Uefa. Ora può iniziare un calcio più libero, più trasparente e veramente europeo. Possiamo dire che questa è la sentenza “Bosman” di questo decennio, rivoluzionaria per tutto il mondo del calcio. Finalmente ci sarà la possibilità di promuovere un approccio veramente europeo al calcio, fatto di legalità, competizione e di solidarietà e inclusione. Tutto nel pieno rispetto della libera concorrenza, dei principi del mercato interno UE e del modello sportivo europeo».
I promotori della Superlega hanno immediatamente annunciato una bozza di progetto a 64 squadre e tre leghe con promozioni e retrocessioni. È questo il futuro?
«La Corte ha detto chiaramente che il futuro è il pluralismo e la libera iniziativa dei club nel rispetto dei principi e dei criteri comuni che devono partire innanzitutto da quelli sanciti dai trattati europei. È evidente che la Corte autorizza e dà la possibilità ad altre iniziative di organizzare il calcio, il divertimento e la partecipazione dei tifosi, ma anche il business e gli investimenti imprenditoriali. Il nuovo progetto di Superlega, che non ha nulla a che fare con il progetto iniziale, è una delle possibilità e oggi l’opzione sul tavolo alternativa all’attuale situazione di un calcio europeo che è in crisi. Mi sembra sempre più evidente infatti che il calcio continentale sta perdendo influenza e interesse, a vantaggio della Premier League e subisce la nuova concorrenza dei paesi del Golfo. Non a caso, si è scomodato addirittura il governo britannico, e non è la prima volta, per dire che non rispetterà la decisione della Corte UE. Non deve farlo, il Regno Unito è uscito dall’UE. Ma questa fretta nel dichiarare l’ovvio nasconde una evidente preoccupazione per nuove possibili iniziative europee che siano finalmente in grado di competere rispetto alla Premier. Sottolineo “europee” perché la decisione della Corte non incide sui campionati nazionali. Il problema è l’UEFA, non la serie A o la Liga».
Sarà un calcio soltanto per ricchi come affermano i contrari al progetto Superlega?
«Non sta alla politica dire al calcio o allo sport in generale come si deve organizzare. Politica e istituzioni hanno il dovere di garantire il rispetto della legalità e il rispetto dei principi generali. Mi sembra, a una prima valutazione, che il nuovo progetto a 64 squadre sia totalmente diverso da quello che era stato presentato all’inizio della Superlega: un progetto inclusivo, basato sul merito, con promozioni e retrocessioni. Altro che per ricchi, si tratta di un progetto assolutamente democratico perché fondato su un principio rivoluzionario: il calcio gratis per tutti. Oggi dobbiamo pagare per vedere il calcio, con la Superlega le partite saranno gratis per tutti. Questo è certamente uno degli aspetti più importanti: si restituisce il calcio alla gente, al pubblico, agli appassionati. I conservatori, gli amici della Uefa, quelli che vogliono conservare il sistema senza cambiare nulla o fare degli aggiustamenti a margine che non modificano la sostanza, se vogliono contrastare altri progetti devono aggiornare la loro retorica. Rispetto a un progetto che all’inizio aveva gravi difetti ed era un progetto chiuso, quello sul tavolo oggi è totalmente diverso: aperto, democratico e per tutti i tifosi, perché gratis. Anziché chiudersi a riccio, mi aspetterei dall’UEFA un atteggiamento aperto e costruttivo, per decidere come modernizzare e rilanciare il calcio europeo. Ora c’è sul tavolo questa proposta. Magari in futuro ce ne saranno altre diverse. Auspico che dopo le prime reazioni un po’ stizzite perché legate ad una netta sconfitta giudiziaria, l’Uefa agisca in modo più attento e responsabile».
Il vicepresidente della Commissione Europea con la delega allo sport, Margaritis Schinas, parla di élite. Con chi ce l’ha?
«Sono molto sorpreso da questa dichiarazione che dietro un modello europeo di sport non ancora precisato sembra prendere parte per la conservazione e per la vera élite ovvero la Uefa. Questo non è quello che ci aspettiamo da un Commissario europeo. La Commissione Ue è la guardiana dei trattati e deve assicurare il rispetto di essi e l’attuazione delle sentenze della Corte. La sua dichiarazione sembra una difesa a priori dello status quo e della Uefa. Ci aspettiamo dalla Commissione un ruolo imparziale e attivo e non un ruolo parziale e passivo – a favore dell’Uefa – come invece è stato finora. Questo deve cambiare».
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