Lacrime di gioia e di dolore. Assolti i coniugi Mottola e il figlio per l’omicidio di Serena Mollicone, la 18enne ritrovata cadavere il 3 giugno del 2001, 48 ore dopo la sua scomparsa. Dopo 21 anni inchieste, arriva la sentenza dei giudici della Corte d’Assise del tribunale di Cassino che, dopo circa dieci ore di camera di consiglio, hanno assolto tutti e cinque gli imputati per l’omicidio della studentessa di Arce (Frosinone). Franco Mottola, ex comandante della stazione dei carabinieri di Arce, sua moglie Annamaria e suo figlio Marco, sono stati assolti “per non aver commesso il fatto”. Assolti anche Vincenzo Quatrale, all’epoca vice maresciallo e accusato di concorso esterno in omicidio, e l’appuntato dei carabinieri Francesco Suprano a cui era contestato il favoreggiamento

“Vergogna”. Con questa parole è stata accolta la sentenza da parte dei familiari di Serena Mollicone. Urla e rabbia sia in aule che fuori. “E’ una meschinità, la verità è un’altra, non ci fermeremo” ha commentato lo zio. “Sentenza incommentabile, non è giustizia” ha dichiarato la figlia del brigadiere Santino Tuzi, morto suicida nel 2008 pochi giorni dopo aver raccontato di aver visto Mollicone entrare nella caserma dei carabinieri.

“Oggi è uscita fuori la verità, lo abbiamo sempre detto che eravamo innocenti””. Cosi Franco e Marco Mottola hanno commentato la decisione dei giudici.

LA STORIA – Il corpo di Serene Mollicone viene ritrovato domenica 3 giugno 2001, 48 ore dopo la scomparsa, in località Fonte Cupa, in un bosco situato nel comune di Fontana Liri. Le indagini vengono portate avanti dai carabinieri della compagnia di Pontecorvo e per 45 giorni non porteranno a nessun risultato. Per questo motivo la procura di Cassino affida gli accertamenti alla Polizia di Stato, Unità Analisi Crimine Violento. Per due anni l’inchiesta prosegue nel più assoluto silenzio fino a quando il 6 febbraio del 2003 viene arrestato Carmine Belli, carrozziere di Rocca d’Arce, conoscente della famiglia Mollicone ed accusato del delitto. Il processo in corte d’assise celebrato a Cassino nel 2004 scagiona completamente l’uomo. E lo stesso succederà nel processo d’appello e in quello di Cassazione. Belli trascorrerà dunque 17 mesi in cella di isolamento da innocente. Dal 2004 al 2008 non c’è nessun elemento che consenta la riapertura dell’indagine sull’omicidio della Mollicone.

LA SVOLTA: SUICIDIO TUZI –  La svolta arriva l’11 aprile del 2008 quando si toglie la vita il brigadiere Santino Tuzi, all’epoca dell’omicidio in servizio presso la caserma dei carabinieri di Arce. Il sottufficiale pochi giorni prima di spararsi un colpo di pistola al petto racconta ai superiori e al magistrato dell’epoca Maria Perna di aver visto la ragazza entrare nella caserma dei carabinieri di Arce il 1 giugno del 2001 e di non averla più vista uscire. L’accanimento investigativo sulla figura di Tuzi porterà lo stesso alla disperazione ed a commettere l’insano gesto. Nel 2011 a tre anni da questa ulteriore tragedia, la procura di Cassino chiede l’archiviazione delle cinque persone indagate per insufficienza di prove. Si tratta del maresciallo Franco Mottola, ex comandante della caserma di Arce, del figlio Marco, della moglie Anna Maria e dei carabinieri in servizio all’epoca della scomparsa di Serena, Vincenzo Quatrale e Francesco Suprano. La famiglia Mollicone presenta opposizione alla richiesta di archiviazione e il gip del tribunale di Cassino Angelo Valerio Lanna accoglie questa istanza e rinvia gli atti alla procura chiedendo ulteriori approfondimenti investigativi e scientifici.

Nel marzo del 2016 si dispone la riesumazione della salma della ragazza, trasferita presso l’Istituto di medicina legale di Milano per essere esaminata, nell’arco di oltre un anno e mezzo, dall’antropologa forense Cristina Cattaneo. I risultati di questa autopsia vengono ritenuti clamorosi e sufficienti dalla procura per poter chiudere le indagini e chiedere il processo per cinque persone: ad essere accusati di omicidio volontario ed occultamento di cadavere sono l’ex maresciallo Mottola, la moglie e il figlio. A finire sotto processo anche l’ex vicecomandante Vincenzo Quatrale accusato di concorso esterno in omicidio ed istigazione al suicidio nei confronti di Tuzi, l’appuntato dei carabinieri Francesco Suprano che deve rispondere nel reato di favoreggiamento. Il processo ha inizio il 19 marzo 2021 in corte d’assise di Cassino. I pubblici ministeri Beatrice Siravo e Maria Carmen Fusco chiedono le condanne di tutti gli imputati: 30 anni per Franco Mottola, 24 per il figlio e 21 per la moglie. E poi 15 anni per Quatrale e 4 anni per Suprano. “La famiglia Mottola è tutta coinvolta nell’omicidio di Serena Mollicone, così come la famiglia Ciontoli lo era nell’omicidio di Marco Vannini”, la frase choc pronunciata dai pm.

IN AULA PRESENTE FAMIGLIA VANNINI – “Ho rivissuto la tragedia di mio figlio, Marco era nella casa dove doveva essere protetto. Serena era in una caserma dove doveva essere protetta anche lei. E invece non è stato così”. Sono le parole pronunciate dalla madre di Marco Vannini all’arrivo insieme al marito in Tribunale a Cassino per assistere alla lettura della sentenza del processo sull’omicidio di Serena Mollicone e portare solidarietà alla famiglia della giovane di Arce, uccisa nel 2001.

 

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