La pandemia ha abituato gli italiani a una nuova modalità di lavoro che fino a poco tempo fa era pressochè sconosciuta: lo smartworking. Ma mentre in Italia si cercava di comprendere questo strumento, tra ostacoli tecnologici e ideologici, in Islanda diventava realtà il metodo della settimana corta. Pa Advice, società con sede a Napoli che da 20 anni si occupa di consulenza strategica per la Pubblica Amministrazione, di progettazione di soluzioni informatiche e nella digitalizzazione dei processi amministrativi, ha deciso di sperimentare lo stesso metodo.

Così i dipendenti sono liberi di organizzarsi il loro tempo lavorativo dividendosi tra smartworking e lavoro in presenza, ma soprattutto la settimana lavorativa non dura più 40 ore ma 36: il venerdì a ora di pranzo l’azienda chiude e i dipendenti hanno la possibilità di organizzarsi la vita come meglio credono. “La mia grande passione è il Trekking – ha raccontato Graziella Vergara, giovane dipendente dell’azienda – prima riuscivo ad organizzarmi solo nel weekend. Ora invece il venerdì dopo il lavoro parto e posso raggiungere le mete che preferisco. Il lunedì arrivo a lavoro carica per ricominciare”.

Graziella è un giovane cervello in fuga e poi rientrato a Napoli dove è nata e cresciuta. “Grazie a questa iniziativa ho deciso di rimanere – ha detto – Vivevo a Barcellona e non avrei mai immaginato di poter vivere qui. Ma in quest’azienda ho trovato il mio equilibrio”. Poi c’è Alessandra Filpi che abita fuori regione. “Da quando posso lavorare in smartworking la mia vita è cambiata, posso disporre del mio tempo libero al meglio e conciliare vita professionale e personale – ha detto – E la qualità del mio lavoro è molto più alta”.

Quattro ore di tempo libero in più a settimana e la possibilità di lavorare in smartworking in certi casi può davvero fare la differenza per la qualità della vita. Lo ha sperimentato Gianluca Letizia, uno dei quadri dell’azienda: “Posso fare colazione e pranzare con la mia famiglia e trascorrere più tempo con i miei figli – ha detto – Siamo così tutti incentivati a organizzare meglio il nostro lavoro: per l’azienda non è importante la quantità ma la qualità e così tutti siamo invogliati a fare meglio”.

Pa Advice è la prima azienda del Sud a sperimentare questa organizzazione che in paesi come Islanda e Belgio sta spopolando. Una scelta coraggiosa e rivoluzionaria che lancia un importante messaggio a tutto il paese: il benessere psicofisico del dipendente è la vera ricchezza di un’azienda. Si chiama work-life balance, ossia quel prezioso equilibrio tra vita privata e lavoro che per la Pa Advice è fondamentale per produrre meglio.

“La volontà di assicurare ai nostri professionisti un ambiente di lavoro flessibile e meno stressante nasce dalla convinzione che la soddisfazione e la serenità di un dipendente siano un enorme valore aggiunto per tutta l’azienda – ha detto Massimo Colucciello – CEO di Pa Advice – Dopo l’esperienza estremamente positiva dello smartworking, siamo sicuri che questo nuovo passo ci confermerà ulteriormente che il valore di un talento non si misura nelle ore trascorse in ufficio ma nei risultati ottenuti”.

La nuova policy di Pa Advice è dunque pronta a scardinare la vecchia logica per cui lavorare di più equivale a produrre di più. Secondo la classifica 2020 stilata dall’OECD, se in Germania al primo posto in classifica, si lavora una media di 26 ore settimanali, in Italia (al 12esimo posto), si registrano invece 30 ore settimanali dato che supera anche la media europea pari a 29 ore. Un carico di lavoro che tuttavia non sempre corrisponde a livelli di produttività altrettanto elevati come dimostra lo stesso report: il nostro Paese, nonostante un maggior numero di ore lavorate, si colloca infatti tra gli ultimi posti in classifica in termini di rendimento.

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Giornalista professionista e videomaker, ha iniziato nel 2006 a scrivere su varie testate nazionali e locali occupandosi di cronaca, cultura e tecnologia. Ha frequentato la Scuola di Giornalismo di Napoli del Suor Orsola Benincasa. Orgogliosamente napoletana, si occupa per lo più video e videoreportage. È autrice anche di documentari tra cui “Lo Sfizzicariello – storie di riscatto dal disagio mentale”, menzione speciale al Napoli Film Festival.