Sembra tornata la calma a Freetown, la capitale della Sierra Leone, dove fra domenica 26 e lunedì 27 novembre è stato sventato un colpo di stato. Il piccolo Paese affacciato sulle coste dell’Oceano Atlantico ha vissuto ore difficili quando nel cuore della notte un gruppo di militari ha preso d’assalto una caserma ed un deposito di armi nella capitale sierraleonese. I golpisti hanno poi attaccato la più grande prigione di Freetown liberando centinaia di detenuti, fra i quali anche i militari arrestati nel tentato golpe dell’agosto scorso. Il presidente Julius Maada Bio ha parlato alla televisione nazionale nella tarda serata di domenica, cercando di rassicurare la popolazione, ma si sentivano spari in diversi quartieri di Freetown.

Il presidente sierraleonese ha parlato dalla sua residenza che è stata bersagliata di colpi durante le ore più concitate del fallito colpo di stato. Maada Bio dopo aver proclamato il coprifuoco in tutto il paese è andato all’aeroporto di Freetown ed ha lasciato la capitale a bordo del suo aereo privato. L’abbandono del paese da parte del presidente, ex generale dell’esercito, aveva fatto temere il peggio ed invece in poche ore le forze speciali sierraleonesi sono riuscite a respingere l’attacco uccidendo 13 uomini. A capo di questo tentato golpe sembra che ci siano diversi ex-membri della guardia presidenziale del precedente presidente e molti sottufficiali. Il coprifuoco è stato revocato questa mattina ed il presidente Julius Maada Bio è tornato al suo posto.

Oggi è attesa una delegazione dell’Ecowas, la comunità economica degli stati dell’Africa Occidentale, e un inviato speciale del presidente della Nigeria per capire cosa sia realmente accaduto. La Sierra Leone sta attraversando una profonda crisi economica e la sua popolazione vive nella povertà più estrema. Gli aiuti internazionali faticano ad arrivare a causa della grande corruzione dilagante nel paese ed il panorama politico appare molto frammentato. L’elezione di Maada Bio è stata fortemente contestata dall’opposizione che ha denunciato brogli, ma da ottobre si sta lavorando ad una piattaforma politica che possa dare stabilità al paese. La storia della Sierra Leone è costellata di violenza ed il paese ha vissuto una sanguinosa guerra civile dal 1991 al 2002.

I ribelli del Fronte Rivoluzionario Unito erano arrivati a conquistare anche la capitale e soprattutto le ricchissime miniere di diamanti, vero motivo del contendere. Soltanto l’intervento della Gran Bretagna insieme a truppe della Guinea pose fine al decennale conflitto che aveva provocato morte e distruzione. Oggi la Sierra Leone è un paese molto stabile che già nella scorsa estate aveva visto un gruppo di militari complottare contro il presidente. I servizi segreti sierraleonesi erano riusciti ad intervenire preventivamente stroncando sul nascere il possibile colpo di stato, ma erano comunque stati giorni difficili. Questo nuovo evento mette ancora una volta in discussione ogni transizione democratica in Sierra Leone che potrebbe essere travolta da un momento all’altro.

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Matteo Giusti, giornalista professionista, africanista e scrittore, collabora con Limes, Domino, Panorama, Il Manifesto, Il Corriere del Ticino e la Rai. Ha maturato una grande conoscenza del continente africano che ha visitato ed analizzato molte volte, anche grazie a contatti con la popolazione locale. Ha pubblicato nel 2021 il libro L’Omicidio Attanasio, morte di una ambasciatore e nel 2022 La Loro Africa, le nuove potenze contro la vecchia Europa entrambi editi da Castelvecchi