Il colpo di stato in Niger, adesso guidato da una giunta militare, ha messo fine all’ultimo governo civile della sempre più complicata area del Sahel. Il presidente nigerino Mohamed Bazoum era infatti l’ultimo democraticamente eletto in Africa occidentale ed il suo rovesciamento catapulta la regione nel caos. Bazoum era l’unico interlocutore affidabile per l’Unione Europea e gli Stati Uniti, che avevano investito centinaia di milioni per lo sviluppo del Niger.

La nuova giunta militare ha sospetti legami con i mercenari del Wagner Group e nelle strade della capitale Niamey sono già apparse bandiere russe e slogan per cacciare i circa 1500 soldati francesi presenti nel paese. Nello scacchiere geopolitico la perdita del Niger è un fatto grave per l’occidente, soprattutto per l’Europa che vedeva nello stato nigerino un alleato affidabile per il controllo dei flussi migratori ed il contrasto alla deriva jihadista che sta sconvolgendo il Sahel.

Nelle vie carovaniere il traffico di esseri umani è soltanto uno dei lucrativi business che arricchiscono i fondamentalisti islamici e le organizzazioni criminali internazionali. Dal deserto transitano anche le armi e soprattutto la droga proveniente dall’America meridionale, soprattutto dalla Colombia. I porti della Guinea Bissau, un autentico narco-stato, sono infatti diventati meta di carichi di droga da oltre oceano e da li prendono la via del deserto per approdare nel Mediterraneo e poi in Europa.

Un giro d’affari enorme che alimenta la guerra religiosa sia dello Stato Islamico che di Al Qaeda, entrambi presenti nel Sahel e che spesso si fanno la guerra fra loro. Dopo i due colpi di stato orchestrati in Mali, gli altri due in Burkina Faso, quello in Guinea ed il tentato golpe in Guinea Bissau, il Wagner Group potrebbe ampliare la sua sfera di influenza. Sia in Mali che in Burkina Faso i miliziani russi sono riusciti a far scacciare i francesi che pezzo dopo pezzo stanno perdendo tutto il loro peso in Africa dove la Francafrique pare ormai un ricordo lontano.

Che dietro al colpo di stato in Niger ci siano i russi è per il momento soltanto un sospetto, ma a maggio il presidente Bazoum aveva lanciato l’allarme su infiltrazioni russe nel suo paese dove erano stati anche effettuati degli arresti. Evgeny Prigozhin è stato il primo a congratularsi con i militari nigerini, mettendo a disposizione i propri uomini per aiutare Niamey a sostituire gli ormai indesiderati soldati di Parigi. Dalla Repubblica Centrafricana, dove il presidente, ben difeso dai Wagner, sta cambiando la costituzione per restare a vita, fino al Mali, passando per il Burkina Faso e l’influenza nel Sudan sconvolto dalla guerra civile, tutto sta a dimostrare come Mosca sia ancora forte e radicata nel continente africano.

Se, come sembra, anche il Niger finirà nell’orbita russa, saranno i Wagner i veri padroni di un’area chiave, ricchissima di materie prime, ma soprattutto strategicamente chiave per influenzare tutto ciò che accade nel Mediterraneo. Fra pochi giorni scadrà l’ultimatum dell’Ecowas (Comunità Economica dell’Africa Occidentale) che imposto al Niger sanzioni economiche e minacciato un intervento militare se non verrà ripristinata la democrazia. La Francia tira le fila da dietro le quinte, ma non potrà intervenire militarmente. Solo gli africani potranno affrontare un problema africano e questa sembra davvero una prova di maturità.

Avatar photo

Matteo Giusti, giornalista professionista, africanista e scrittore, collabora con Limes, Domino, Panorama, Il Manifesto, Il Corriere del Ticino e la Rai. Ha maturato una grande conoscenza del continente africano che ha visitato ed analizzato molte volte, anche grazie a contatti con la popolazione locale. Ha pubblicato nel 2021 il libro L’Omicidio Attanasio, morte di una ambasciatore e nel 2022 La Loro Africa, le nuove potenze contro la vecchia Europa entrambi editi da Castelvecchi