I nuovi equilibri in Medio Oriente
Siria, il vero bottino di guerra sono le armi rimaste sul campo: così l’Idf bombarda 100 depositi a Damasco
Il ricercatore Soltan al Riformista: «La caduta del regime siriano è avvenuta ad una velocità inaspettata». Il motivo? Presto detto per l’analista Allouch: «Iran e Russia hanno tolto la copertura politica e militare»
Dal punto di vista israeliano la caduta del regime di Bashar al-Assad in Siria è un successo politico e militare, essendo diretta conseguenza del quasi annientamento di Hezbollah in Libano, avvenuto mentre la Russia è impegnata in Ucraina. Il problema è che l’avanzata dei ribelli è stata così rapida da non lasciare molto tempo allo Stato ebraico per la messa in sicurezza dai numerosi siti militari e depositi di armi, che comprendono armi chimiche e strategiche, considerate letali per la sua sicurezza.
Israele ha bombardato circa 100 siti militari e depositi di armi in Siria. Secondo i media israeliani gli attacchi includono siti strategici, inclusi sistemi missilistici avanzati, depositi di armi e impianti di produzione di munizioni. Il ministro degli Esteri israeliano, Gideon Sa’ar, ha confermato che Israele ha colpito siti sospetti di armi chimiche e razzi a lungo raggio per impedire che cadessero nelle mani di attori ostili. Gli attacchi hanno interessato in particolare Deraa, nella Siria meridionale. I filmati dei raid pubblicati sui social media sembrano mostrare esplosioni secondarie, indicando che le armi erano immagazzinate negli edifici presi di mira dai caccia israeliani. I siti colpiti includono impianti avanzati di stoccaggio di missili, sistemi di difesa aerea e impianti di produzione di armi e un sito di armi chimiche.
“La caduta del regime siriano è avvenuta ad una velocità inaspettata”. È questo il commento di Ahmed Soltan, ricercatore egiziano senior in affari regionali e internazionali, che in un colloquio con “Il Riformista” spiega la situazione sul terreno. “In effetti, i recenti sviluppi in Siria sono notevoli. L’esercito siriano si è ritirato a una velocità inaspettata, e le forze delle fazioni armate siriane, guidate da Hay’at Tahrir al-Sham (ex Fronte Al-Nusra), hanno aggirato le linee difensive dell’esercito del regime”. In questo modo la capitale siriana è caduta in breve tempo. “Per quanto riguarda la possibilità che armi avanzate cadano nelle mani dei jihadisti, ciò è già accaduto, poiché Hay’at Tahrir al-Sham ha ottenuto armi avanzate, compresi sistemi di difesa aerea di fabbricazione russa, dai magazzini dell’esercito siriano ad Aleppo. Va considerato che l’esercito siriano accumulava grandi quantità di armi nei suoi magazzini ad Aleppo e altrove, tutte ora sono nelle mani dei suoi oppositori”, ha concluso l’analista.
Per questo il ministro della Difesa israeliano, Israel Katz, ha ordinato all’IDF di completare il controllo sulla zona cuscinetto tra Israele e Siria. Infine il ministro ha ordinato all’esercito di continuare a distruggere “le armi strategiche” in Siria che Israele teme possano cadere nelle mani di forze ostili, tra cui “missili terra-aria, sistemi di difesa aerea, missili terra-terra, missili da crociera, razzi a lungo raggio e missili costa-mare”. Gli attacchi avvenuti nel fine settimana hanno infatti preso di mira i depositi di munizioni presso la base aerea di Khalkhalah a Suwayda, diversi siti nel governatorato di Daraa e la base aerea di Mezzeh a Damasco. Ulteriori attacchi sono stati segnalati in un importante complesso di sicurezza nel sobborgo di Kafr Sousa della capitale, una succursale del Centro di studi e ricerche scientifiche di Damasco e una piazza centrale della capitale che comprende il quartier generale dell’intelligence e della dogana.
Secondo invece l’analista dell’emittente “al Jazeera” da Istanbul, Mahmoud Allouch, “la sfida più importante di questa fase transitoria è proprio quella di salvaguardare ciò che resta delle istituzioni statali e delle infrastrutture”. Per quanto riguarda il motivo di un così rapido tracollo di Assad, Allouch ritiene che “Iran e Russia, che erano dietro e hanno sostenuto in modo ingente il regime, hanno tolto la loro copertura politica e militare. Il regime è rimasto solo perché la Russia non ha più voluto investire su di lui e sulla sua sopravvivenza. Mosca ha capito che Assad non era in grado di portare avanti alcuna trasformazione politica nel suo Paese per farla uscire da questa fase di guerra permanente. Inoltre la guerra in Ucraina ha cambiato i piani e l’ordine di importanza della politica estera russa. Un’altra novità rispetto al passato è che ora l’opposizione ha acquisito una grossa esperienza e competenza sul campo rispetto al passato” e questo implica anche una maggiore pericolosità nel caso in cui dovesse entrare in possesso delle armi chimiche siriane.
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