Dopo la figuraccia della "bomba di camorra", il manager della pizza vola in Spagna
Sorbillo riparte da Ibiza, dalla minaccia di chiusura di 4 pizzerie durante il Covid alla nuova apertura
“La crisi è durissima, anche io quando si riparte dovrò chiudere almeno quattro locali, tra cui, credo, quello sul lungomare di Napoli“. Queste parole Gino Sorbillo, noto pizzaiolo napoletano, le pronunciava poco più di un anno fa, durante il lockdown per la prima ondata della pandemia di coronavirus. Oggi, a distanza di 13 mesi segnati, per fortuna, da nessuna chiusura delle 10 pizzerie targate Sorbillo presenti tra Napoli (4), Roma, Milano, Torino, Genova, Tokyo, New York e Miami, arriva l’annuncio della nuova, imminente, apertura a Ibiza.
Gino Sorbillo dal 15 giugno approda sull’isola delle Baleari con “International pizza Cocktail bar“, locale che aprirà sulla spiaggia nella zona di Eivissa. Avrà 60 posti all’aperto e 30 all’interno e dove si potrà gustare la pizza napoletana accompagnata da drink, birra alla spina italiana e una scelta di vini del Sannio. Tutto molto bello, insomma. L’ex carabiniere, oggi conosciuto in tutto il mondo come pizzaiolo, continua ad esportare il made in Naples all’estero.
L’unica macchia è rappresentata forse dall’eccessiva esposizione mediatica di Sorbillo che in questo duro anno di pandemia è stato più volte protagonista di uscite poco gradite dai suoi stessi concittadini e colleghi. Da quando minacciò la chiusura di 4 delle 10 pizzerie di sua proprietà per la crisi covid, circostanza che fece scuotere la testa a tanti pizzaioli, meno famosi, che durante la pandemia hanno sofferto parecchio in attesa degli aiuti dello Stato, alle diverse comparsate in trasmissione televisive nel corso delle quali chiedeva al governatore campano Vincenzo De Luca la possibilità di far ripartire almeno le consegne a domicilio. Una battaglia vinta dopo alcune settimane ma culminata con un post che spiazzò tutto. “Non riapriremo, ci sistemeremo e ci confronteremo per valutare le altre problematiche da segnalare sempre e solo per il bene di tutte le attività di ristoro”. Parole quasi da leader dei ristoratori che però non chiarirono i motivi del dietrofront di Sorbillo dopo le settimane di sovraesposizione mediatica.
Sovraesposizione mediatica che vide Sorbillo protagonista anche in occasione della bomba lasciata esplodere nei pressi dell’ingresso della storica pizzeria presente lungo via dei Tribunali, chiusa in quei giorni per lavori di ristrutturazione. “Chiusa per bomba la pizzeria Sorbillo” si leggeva sul cartello con il quale si fece immortalare nelle ore immediatamente successive al raid. Seguirono giorni di flash mob e iniziative di solidarietà nonostante un dipendente, così come emerso dalla indagini condotte dalla Procura di Napoli, riferì allo stesso Sorbillo che la bomba non era indirizzata a lui.
Dopo sei mesi, la frittata è fatta: la Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli chiarisce, grazie anche alle testimonianze dei diretti interessati, che l’ordigno era destinato a un’abitazione che si trovava al primo piano dell’edificio dove sono presenti i locali Sorbillo. Secondo la ricostruzione degli investigatori, il ragazzo incaricato di piazzare la bomba provò a lanciarla senza successo verso il balcone dell’abitazione con l’esplosione che poi avvenne a pochi metri dall’ingresso della pizzeria.
Lì ci vive un’altra famiglia, che gestisce una pizzeria (“Pizza e pummarola”) sempre lungo via dei Tribunali, vittima del racket imposto da un sottogruppo del potente clan Mazzarella, i Perez-Iodice. E’ la moglie del pizzaiolo a denunciare tutto ai carabinieri che nel corso delle indagini hanno poi accertato il coinvolgimento del gruppo criminale. Lo stesso dipendente di Sorbillo, così come riportato dal Corriere del Mezzogiorno lo scorso luglio, raccontò a un poliziotto che “con 500 euro di danni spesi, ha fatto un milione di pubblicità“. Risvolti investigativi che non andarono giù allo stesso pizzaiolo che in un post sui social (“Basta, ciao Napoli!”), dettato forse dall’amarezza del momento, minacciò di lasciare la sua città.
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