Politica
Sorpresa Pd, riecco i riformisti e alla testa spunta Gentiloni. Tonini: “Che errore chiudersi”
Oggi a Livorno con Libertà Eguale l’ex premier parla di Europa (e Draghi). “No a rincorrere Landini. Cpi su Netanyahu? Israele è una democrazia”
«Il rapporto Draghi. La via stretta per evitare il declino dell’Europa». Con questo titolo Libertà Eguale si riunisce oggi a Livorno per discutere di Europa. E dunque del futuro di noi tutti, a partire dai riformisti e dal loro ruolo politico in Italia. «Sarà l’occasione per ragionare su questo passaggio di fase in Europa, su Trump e la von der Leyen 2», dice al Riformista l’ex senatore Giorgio Tonini, che per Libertà Eguale, l’associazione dei riformisti nata in area dem, terrà la relazione che introdurrà i lavori. Oltre a Tonini parleranno Marco Bentivogli, Simona Bonafè, Stefano Ceccanti, Giorgio Gori, Cristina Grieco, Elisabetta Gualmini, Lorenzo Guerini, Dario Nardella, Dario Parrini, Lia Quartapelle, Umberto Ranieri, Marco Simiani. E Paolo Gentiloni. Non un nome che possa passare inosservato: questo sarà il primo rientro ufficiale di Gentiloni nel dibattito pubblico italiano.
«Per la verità non era uscito dalla vita politica- precisa Tonini – anzi, era Commissario europeo. Diciamo che è il primo intervento che fa libero dalla responsabilità della Commissione. Il Pd avrebbe bisogno di riformisti come Gentiloni. L’esperienza in Europa può essere spesa utilmente in particolare dal Pd. A differenza di altri, che considerano l’esperienza di governo nazionale ed europeo come momenti da dimenticare, proni al liberismo e via dicendo, rivendicherei l’importanza dell’essere stati al governo con Draghi in Italia e con von der Leyen in Europa», dice Tonini. «Le sciocchezze che si sentono dire perfino da ex ministri dei governi Conte II e Draghi non hanno senso. È vero il contrario di quel che dicono: abbiamo impresso svolte, a partire dall’emissione di debito comune attraverso un new deal europeo, prima Next Generation EU poi il Pnrr. Altro che liberismo, semmai abbiamo fatto troppo debito, in Italia e in Europa».
Ragione in più per contestare una deriva, nel Pd, che ai riformisti di Libertà Eguale piace poco. «Penso che l’esperienza del riformismo democratico – continua Giorgio Tonini – debba essere valorizzata dal Pd. Perché se passa questa logica del “pentiamoci perché abbiamo sbagliato tutto”, non si va da nessuna parte. È la logica di Landini, che prima di aver parlato di “rivolta sociale” ha investito tutto sui referendum come arma: sul jobs act come sull’autonomia. Un conto è dire correggiamola, altro è dire: abbattiamola. Non sarei d’accordo». Certo, le regionali non sono andate male. «Anche perché i profili che hanno vinto sono quelli di due riformisti: De Pascale in Emilia-Romagna è una figura di amministratore, di dem governista cresciuto con Bonaccini. In Umbria ha vinto la sindaca civica di Assisi, una cattolica democratica che ci ricorda come il Pd vince se rifiuta di ghettizzarsi, se si apre a sensibilità e storie diverse da quelle del militante identitario».
E torniamo al convegno di Livorno, un secolo fa teatro della scissione comunista, oggi blocco di ripartenza del centrosinistra riformista. Le sfide che i riformisti hanno davanti sono tante, e sempre più internazionali. Riprende Tonini: «Io non sono mai stato sostenitore della soluzione dei problemi internazionali attraverso strumenti giurisprudenziali, attraverso le Corti. Cosa può succedere? I dittatori perseguibili si asserragliano. L’effetto sarebbe quello di blindarli. Ma Israele non è una dittatura. È una democrazia, ha gli strumenti al suo interno per mettere in discussione la leadership con il parlamento israeliano, e semmai la giustizia israeliana. Usare la parola genocidio, poi, è improprio e odioso. C’è stato un eccesso di legittima difesa, una gestione dell’intervento a Gaza troppo sommaria? Io penso di sì. Ma deve parlare la politica. È una questione da approfondire, l’esito di questa vicenda deve essere messo nelle mani del popolo israeliano e della sua democrazia, che ha anche, per fortuna, forti movimenti di opposizione».
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