Il risultato ligure sembrava aver spento ogni possibilità di rivitalizzare un progetto come quello del campo largo, dato ormai in via di definitiva tumulazione. Non tanto il voto in Emilia-Romagna (scontato), quanto quello dell’Umbria segna una battuta d’arresto per il centrodestra. “Una rondine non fa primavera” e di questo devono esserne consapevoli Elly Schlein e soci, anche perché la coalizione di centrosinistra resta più un’incognita che una certezza.

Il “giorno dopo” del governo e della maggioranza non è uguale per tutti: se da una parte Giorgia Meloni ha la consapevolezza che il suo partito ha tenuto in entrambe le Regioni – pur registrando una flessione verso il basso rispetto alle elezioni europee di giugno e a quelle politiche di due anni fa – sono consequenziali alcune valutazioni sulla capacità di penetrazione a livello locale del partito.

Nettamente più fosco il cielo in casa Lega, perché il partito di Salvini non solo ha registrato un risultato estremamente negativo ma ha anche lasciato sul campo migliaia di voti e perso pure il derby interno con Forza Italia (ora secondo partito della coalizione). Antonio Tajani, al netto della sconfitta del centrodestra, può ritenersi soddisfatto per aver allontanato le previsioni apocalittiche sul futuro del suo partito. Non è un dettaglio il fatto che la crescita di FI rafforzi ulteriormente la stessa premier, tanto in Italia quanto in Europa.

I sondaggi stabili

Che queste elezioni possano influire sul futuro dell’esecutivo è del tutto improbabile. Si tratta pur sempre di due sconfitte da analizzare in un’ottica regionale e – spesso – si eccede nell’enfatizzare un dato locale, rendendolo nazionale. Del resto la media dei sondaggi nazionali non registra nessuna variazione, con il centrodestra saldamente in testa e un centrosinistra che – per gli elettori – stenta ancora a rappresentare una seria alternativa all’attuale governo. La stessa presidente del Consiglio non risulta intaccata nel suo consenso personale. E questo è un dato che, al di là dell’amarezza, rassicura e non poco Palazzo Chigi.

Le teoria del complotto

Le prossime sfide elettorali saranno per il centrodestra un test importantissimo, perché segneranno il giro di boa e porteranno la maggioranza verso le politiche del 2027. Come spesso avviene il giorno dopo ogni sconfitta, è facile che circolino variopinte teorie e interpretazioni. Ma il “giorno dopo” è un genere letterario che tende a sfociare nel metapolitico. Paure e tentennamenti offuscano le valutazioni di molti e favoriscono le teorie del “complotto”. Il centrodestra dovrà fare tesoro di questo risultato, valutare eventuali errori e comportarsi di conseguenza. Meloni ha già sfatato un mito: se governare tendenzialmente logora chi lo fa, per la premier questo non vale.

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Nato nel 1994, esattamente il 7 ottobre giorno della Battaglia di Lepanto, Calabrese. Allievo non frequentante - per ragioni anagrafiche - di Ansaldo e Longanesi, amo la politica e mi piace raccontarla. Conservatore per vocazione. Direttore di Nazione Futura dal settembre 2022. Fumatore per virtù - non per vizio - di sigari, ho solo un mito John Wayne.