Procedura d'urgenza
Sovraffollamento carcerario, è l’ora della liberazione anticipata. La decisione di Montecitorio e l’accordo sui detenuti albanesi
Verrà discussa la prossima settimana la proposta di legge del deputato di Italia viva Roberto Giachetti sulla liberazione anticipata. Lo ha deciso ieri la maggioranza nell’Aula di Montecitorio prendendo l’impegno di incardinare alla prima seduta utile della Commissione Giustizia della Camera, presieduta dal meloniano Ciro Maschio, il ddl a firma Giachetti per affrontare il problema del sovraffollamento carcerario attraverso l’adozione di misure temporanee e straordinarie di liberazione anticipata.
L’assicurazione, ufficializzata dall’intervento del deputato di Forza Italia Pietro Pittalis, è stata accolta con favore da Giachetti che aveva rivolto poco prima un appello a tutti i deputati affinché quello delle carceri diventasse “un tema centrale” dell’agenda politica da affrontare “con urgenza”. La richiesta di discutere il provvedimento con la procedura d’urgenza era stata avanzata da Giachetti, senza essere però accolta, durante la conferenza dei capigruppo di Montecitorio. Quando questo accade la parola passa allora all’Aula che si deve pronunciare con il voto. “Ma di fronte all’impegno politico preso ufficialmente dalla maggioranza – ha commentato Giachetti – a me va benissimo comunque”. “È chiaro che sui rimedi da adottare come soluzione finale non siamo d’accordo – ha proseguito – ma l’importante è l’aspetto politico e cioè il riconoscimento che il Parlamento non può continuare a far finta di nulla. Il tema del sovraffollamento è una questione urgente da affrontare subito visto anche il numero dei suicidi e la crescita della popolazione carceraria che stanno aggravando l’emergenza”.
Lo sciopero della fame
Giachetti, insieme a Rita Bernardini, ex parlamentare del Partito radicale ed ora presidente di Nessuno tocchi Caino, era in sciopero della fame da 17 giorni per sensibilizzare l’opinione pubblica e la politica sulla grave situazione nelle carceri. “Non possiamo ritenere che il tema del sovraffollamento carcerario non sia una questione d’urgenza”, ha aggiunto Giachetti, ricordando che tra il 2022 ed il 2023 la popolazione detenuta sia aumentata di 4000 unità e che dall’inizio di quest’anno c’è stato un suicidio ogni due giorni nelle carceri. Il parlamentare di Italia viva ha poi sottolineato che il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, alla fine della scorsa settimana, aveva convocato il capo del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria (Dap), il magistrato Giovanni Russo, per capire cosa stesse avvenendo nelle carceri italiane. “Non sono d’accordo con Meloni sul fatto che per risolvere il problema si debbano costruire nuove carceri. Ma sui rimedi da adottare come soluzione finale non importa, alla fine un’intesa si troverà. L’unica cosa che non possiamo fare ora però è quella di far finta di niente”, ha quindi ricordato Giachetti, suggerendo di applicare le stesse disposizione deflative utilizzate durante la pandemia nel 2020.
La nota di Bernardini e l’accordo con Tirana
“Siamo grati a tutti coloro, maggioranza e opposizione, che hanno voluto condividere l’impegno per uscire dall’emergenza affollamento. Una scelta importante e non scontata, che siamo certo aiuterà a trovare soluzioni rapide e adeguate per ridurre le sofferenze dell’intera comunità carceraria”, ha fatto sapere Bernardini in una nota. E per contrastare il sovraffollamento carcerario, questa settimana Russo ha annunciato durante una audizione sempre alla Commissione giustizia della Camera, di aver trovato un accordo con Tirana. “Al costo di 34 euro al giorno per ogni detenuto albanese recluso nelle proprie carceri, il Regno Unito ha un patto con l’Albania affinché sconti la pena nel suo Paese. A noi – ha spiegato Russo – è venuto in mente di replicare lo stesso accordo con qualche modifica: non inviare soldi ma fornire servizi di tipo penitenziario. Questo che inizialmente potrebbe sembrare un baratto potrebbe invece aprire all’idea di percorsi professionalizzanti ad hoc per i detenuti, che abbiano interesse a rimanere nel proprio Paese perché hanno nuove professionalità, come detenuti che il carcere italiano ha formato”.
I numeri dei detenuti
I detenuti stranieri nei penitenziari italiani sono circa 18mila, quasi un terzo della popolazione carceraria. La presenza più massiccia è rappresentata da detenuti di origine marocchina (20,3%), seguiti da detenuti romeni (11,6%), albanesi (10,3%), tunisini (10,1%) e nigeriani (7,1%). Vi sono poi percentuali inferiori di detenuti egiziani (3,8%), senegalesi (2,7%), algerini (2,5%), gambiani (2,2%), pakistani (1,8%), peruviani (1,4%), ucraini (1,3%), bosniaci (1,1%), cinesi (1%), georgiani (1%), e altre nazionalità le cui percentuali si fermano sotto l’1%. Russo ha sul punto fatto sapere di aver una interlocuzione con il Ministero dell’interno proprio sulle espulsioni dei cittadini extracomunitari detenuti affinché esse possano essere effettuate senza il loro consenso e senza che si debba valutare le condizioni di umanità detentiva nel proprio Paese. “Non andrebbero a scontare la pena, verrebbero espulsi in alternativa alla detenzione”, ha fatto sapere Russo.
Resta comunque delicata la questione della gestione della salute mentale dei detenuti. “C’è bisogno di un approccio totalmente diverso, non è sufficiente una valutazione medico psicologica di primo ingresso. Abbiamo pochi psicologi e pochissimi psichiatri”, ha ricordato Russo.
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