Anche a Vellezzo Bellini, piccolo Comune in provincia di Pavia alle porte dell’area metropolitana milanese, da questo novembre vengono recuperate le eccedenze di cibo non distribuito ai giovani studenti durante il servizio di refezione nelle scuole dell’infanzia e di quella primaria. Una idea nata qualche mese fa in occasione di un incontro in paese con l’onorevole Maria Chiara Gadda di Italia Viva, promotrice della Legge 166/16 cosiddetta antispreco. Il recupero per solidarietà sociale del cibo non utilizzato nelle nostre mense si è aggiunto ad altre semplici pratiche virtuose che l’amministrazione comunale aveva già adottato nell’ultimo anno nell’ambito dell’attività di somministrazione pasti presso le scuole. Il nostro impegno è iniziato con la riduzione del consumo della plastica e l’uso consapevole delle risorse, a partire dall’acqua. Grazie alla collaborazione dei docenti e del personale, insieme alla buona volontà dei ragazzi e delle famiglie, abbiamo promosso il passaggio all’acqua microfiltrata che viene distribuita in brocche lavabili invece che in bottiglie usa e getta. Utilizziamo bicchieri e posate in materiale lavabile. L’adozione del “piatto tris”, anch’esso in materiale sanificabile, essendo lavabile con un solo ciclo ci ha consentito di ridurre i costi energetici e le quantità di detersivo utilizzato.

Il prelievo delle eccedenze e la legge 166/2016

Oggi in tutte le famiglie, come è giusto, si pone maggiore attenzione ai temi legati in vari modi all’ecologia e alla sostenibilità. Buttare via ciò che può essere ancora consumato è un controsenso anche dal punto di vista economico. Ci è quindi parso doveroso provare a dare il nostro contributo come Pubblica Amministrazione. In tale ottica la questione dello spreco di cibo assume una rilevanza notevole in una mensa scolastica. Basti pensare come in mancanza di chiare procedure di recupero, pochi chilogrammi di alimenti cucinati in eccesso – cosa ovvia in una mensa scolastica che deve gestire la complessità delle presenze dei bimbi insieme ad intolleranze ed esigenze specifiche – a fine anno scolastico possano cubare tonnellate di cibo da buttare. In effetti il tema del recupero era già caro alla nostra amministrazione comunale; alcuni anni addietro, grazie all’impegno dell’assessore ai Servizi alla Persona, si metteva da parte la frutta non consumata, che veniva poi consegnata ai bisognosi. Oggi siamo orgogliosi di un notevole passo in avanti. Grazie alla legge 166/2016 è stato molto semplice il prelievo anche delle eccedenze di cucina: la ditta appaltatrice del servizio di refezione è stata molto disponibile e collaborativa.

La Casa del Giovane

La Comunità Casa del Giovane di Pavia, una importante realtà pavese fondata da Don Enzo Boschetti nel 1971 per dare ospitalità ai giovani con problemi di tossicodipendenza – e che oggi si presenta come realtà di accoglienza e aiuto per varie situazioni di disagio sociale – dal canto suo ha accolto la proposta con altrettanto slancio, quale forma di aiuto tangibile verso le tante persone fragili che vi si rivolgono ogni giorno. Si sente spesso dire che non è possibile recuperare dalle mense scolastiche. Con il nostro semplice esempio vogliamo smentire questo assunto. Concretamente, a fine di ogni pasto, la ditta di refezione scolastica invece di buttare le eccedenze non somministrate di cucina nella frazione umida dei rifiuti, consegna le porzioni rimaste nelle teglie ai volontari della Casa del Giovane. I volontari passano dalle scuole con mezzi propri, caricano il cibo, e lo trasportano presso la propria sede. La burocrazia è ridotta al minimo: una deliberazione di giunta e un paio di firme di scarico/assunzione di responsabilità in merito al trasferimento degli alimenti. Nient’altro; “solo” l’impegno e il tempo dei vari operatori.

L’esempio della casa famiglia

In conclusione, sullo sfondo del tema ecologico dello spreco alimentare, c’è anche la questione dell’aiuto che la comunità civile deve alle realtà socialmente fragili. A volte il bene viene da sé, anche quando si sta perseguendo qualche altra pratica positiva. Durante una mia visita alla Casa del Giovane e ai suoi vari laboratori educativi, il presidente del C.d.A. mi ha ringraziato di cuore per l’iniziativa del Comune. Di fronte al mio imbarazzo per la pochezza dell’impegno concreto dell’amministrazione comunale, essendo di fatto tutto in capo agli operatori della ditta di refezione e al personale della Casa del Giovane, il presidente mi ha detto: «Le lasagne che oggi sono avanzate dalla vostra scuola e che ci avete donato le mangeremo stasera con i ragazzi della mia “casa famiglia”; io e mia moglie, così, potremo usare del tempo non per cucinare, ma per stare insieme ai nostri ragazzi». Chi avrebbe mai pensato che le lasagne avanzate potessero diventare anche strumento educativo nei confronti di bambini e adolescenti, e inaspettato tempo di amore donato. Io da sindaco avevo messo in conto l’impatto ecologico e culturale dell’iniziativa, invece ho scoperto che questi comportamenti virtuosi generano molto di più. Piccole cose, qualcuno forse direbbe di poco conto, ma che sono segno concreto di attenzione. Evitare lo spreco di cibo è un valore per la comunità presente e futura, e atto positivo di solidarietà sociale nei confronti di chi ha più bisogno. Il miglioramento della nostra realtà quotidiana passa anche per le nostre scelte, tutto sommato semplici da realizzare.

Graziano Boriotti

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