L'Ora del Riformista
Stare con Israele contro Hamas: “Oggi c’è antisemitismo perché sta vincendo, chi si oppone a offensiva Gaza fa gioco terroristi”

Schierarsi oggi con Israele o contro Hamas è diventato scomodo, sconveniente, per alcuni addirittura pericoloso. Da lunedì scorso, Il Riformista ha deciso di dedicare ogni giorno una pagina del suo quotidiano ad approfondire le ragioni dello Stato ebraico, ignorate e incomprese da molti, in un momento segnato da una preoccupante deriva antisemita. “Stare con Israele”, il titolo dell’appuntamento di ieri previsto per L’Ora del Riformista. Al dibattito, moderato da Aldo Torchiaro, hanno preso parte Anna Paola Concia, ex deputata e coordinatrice del comitato organizzatore di Didacta Italia; Tiziana Della Rocca, scrittrice; Iuri Maria Prado, firma del Riformista in prima linea sulle questioni israeliane; Alessandro Ricci, fondatore di Studenti per Israele e Ugo Volli, semiologo e filosofo, già docente all’Università di Torino.
“C’è antisemitismo perché Israele sta vincendo”
Quando si parla d’Israele è come se senso civico e democrazia si sospendessero in questa fase critica dove anche la possibilità di un dialogo pacifico è preclusa. Un’atmosfera d’odio, come ricordato da Volli: «Ho tanti amici che mi scrivono dicendo che la situazione è terribile e lo è. La ragione di questa ondata di antisemitismo oggi, è che Israele sta vincendo. Sta riuscendo a modificare il panorama del Medio Oriente. Chi oggi si oppone all’offensiva israeliana a Gaza, fa il gioco di Hamas e appoggia il terrorismo».
Sul piano internazionale, intanto, Trump sembra voler prendere le distanze dallo Stato ebraico, così come Canada, Francia e Regno Unito, che gridano a Israele di arrestare le operazioni militari. Proprio su questi nuovi sviluppi è intervenuta Concia: «Non mi sembrerebbe strano se il Presidente americano si disinteressasse dell’argomento, nel caso in cui non si riuscissero a concludere degli accordi. Rispetto a Canada, Francia e Regno Unito, che chiedono di terminare la guerra, mi domando: come faranno, in tal caso, a gestire i terroristi di Hamas, di cui è ostaggio il popolo palestinese?».
Non c’è Gaza con Hamas
Una testimonianza del sentimento di ostilità antisemita, diffusosi anche nel nostro Paese, arriva da Torino e Ricci l’ha vissuto sulla sua pelle: «Io e i miei colleghi siamo stati aggrediti verbalmente e fisicamente, perché volevamo parlare di quest’odio nei confronti della popolazione ebraica che adesso, soprattutto negli ambienti universitari, non è neanche più libera di stare nelle aule. Conosciamo molti studenti israeliani che studiano in Italia e hanno paura di frequentare questi spazi». Sulla stessa linea le considerazioni di Della Rocca: «L’opinione pubblica si sta radicalizzando contro Israele. Si dice che Tel Aviv sta commettendo un genocidio e quindi tutti coloro che non si dissociano dallo Stato ebraico sono genocidi e meritano di essere attaccati».
A tirare le fila è stato Prado: «Se la comunità internazionale avesse aiutato Israele a neutralizzare definitivamente le capacità offensive di Hamas, non si può escludere che la storia della guerra sarebbe andata diversamente. Gli osservatori occidentali non capiscono che non esiste più nessuna possibilità di ricostruzione di Gaza con Hamas».
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