Con l’imperversare dell’emergenza sanitaria per la pandemia di coronavirus, il Comune di Roma si è mobilitato per mettere in sicurezza i mezzi del trasporto pubblico capitolino. L’Atac ha avviato diverse misure per la prevenzione della diffusione del Covid-19. Non solo distanziamento sulle carrozze dei treni e autobus, come previsto dalle misure nazionali, ma anche sanificazione straordinaria quotidiana di tutti i mezzi del trasporto pubblico. L’azienda municipalizzata dei trasporti pubblici di Roma ha lanciato il piano di sanificazione nel febbraio 2020, quando in Italia si sono registrati i primi casi di contagio.

Le misure adottate durante la prima ondata di pandemia

Tutte le azioni messe in campo sono state implementate dall’aumento delle assunzioni dei dipendenti, a seguito di un accordo raggiunto tra Atac e sindacati di categoria Filt Cgil, Fit Cisl, Uiltrasporti, Ugl Autoferrotranvieri. Ma nel corso dell’emergenza sanitaria, le cose sono cambiate in itinere.
Secondo quanto denunciato dai sindacati (Filcams CGIL Roma Lazio, Fisascat CISL di Rieti e Roma Capitale e Uiltrasporti Roma e Lazio), lo scorso marzo, in piena pandemia, in seguito al cambio della ditta subentrante in Atac che si è conquistata l’appalto con 500mila euro in meno rispetto alla precedente, più di 40 addetti alla pulizia e alla sanificazione dei mezzi Atac dei depositi di Porta Maggiore e Prenestina hanno subito il 40 per cento del taglio dell’orario di lavoro (1900 ore), con una riduzione dello stipendio.

Una condizione che ha determinato una difficoltà evidente nella sanificazione efficiente dei mezzi di trasporto. Con i sindacati sul piede di guerra, l’azienda che gestisce il servizio di trasporto pubblico in città ha rassicurato in una nota che non è stato previsto “alcun taglio ai servizi di pulizia e sanificazione quotidiana e periodica di mezzi, rimesse e uffici“. Inoltre, ha scritto Atac, “La nuova gestione del servizio garantirà tutte le attività e i livelli occupazionali. La ditta subentrante, infatti, si è detta disponibile ad assumere i lavoratori già impiegati nelle attività“.
Per poi aggiungere: “È del tutto improprio, inoltre, attribuire ad Atac responsabilità nella gestione dell’appalto, che come è giusto che sia ricade sugli aggiudicatari, così come coinvolgere Atac in una vertenza che riguarda esclusivamente la ditta subentrante“.
La presa di distanza dell’azienda capitolina non è piaciuta alle organizzazioni sindacali che hanno negato le posizioni sostenute da Atac.

Questo è quanto successo lo scorso marzo, ma a oggi, come riporta il Messaggero, alcuni addetti ai servizi di sanificazione non hanno ricevuto gli ultimi stipendi. Molti sono in attesa della busta paga di giugno, mentre altri non hanno visto ancora la 14esima che gli spetta. Dal Comune e dall’Atac, riporta il quotidiano capitolino, non sono giunte ancora risposte.

Gli operatori vogliono quindi incontrare i vertici dell’azienda municipalizzata e rappresentanti della giunta capitolina per sollecitare il versamento dello stipendio e per far presente la mancata fornitura di indumenti di lavoro, dpi e il mancato rispetto delle norme che garantiscono la salute e sicurezza tra lavoratori e passeggeri. Una richiesta che si legge nero su bianco su una nota firmata da Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltrasporti. Le organizzazioni sindacali sono sul piede di guerra e minacciano che , se non verranno saldati i conti, i lavoratori non garantiranno il servizio.

Monitoraggio Acos: “criticità nelle stazioni metropolitane della linea B”

Il fondamentale contributo degli addetti alla sanificazione è presentato anche da un recente monitoraggio svolto nella primavera 2021 dall’Agenzia per il Controllo e la Qualità dei Servizi Pubblici Locali di Roma Capitale (ACoS) sulle condizioni della stazione metropolitane di Roma, sulla base di alcune segnalazioni ricevute da parte degli utenti.

In considerazione dell’emergenza sanitaria e del rischio cui sono esposti gli utenti del trasporto pubblico, per ogni stazione, negli orari di punta della mattina e della sera, è stata rilevata la presenza di personale addetto a far rispettare le misure anti contagio, dei dispenser di gel igienizzante, degli adesivi che indicano il corretto distanziamento da mantenere e la possibilità di salire sui treni in sicurezza in base ai livelli di affollamento.

Va peggio invece per il servizio erogato per gli ipovedenti e le persone con disabilità. Acos ha rilevato criticità, pur costatando delle differenze tra scale mobili e ascensori, soprattutto sulla linea B: da Rebibbia a Colosseo, fatta eccezione per le scale mobili di Ponte Mammolo, tutte le stazioni hanno gli impianti fermi, mentre a Tiburtina, nella rilevazione di giugno, funzionava solamente un ascensore su tre. Inoltre, con le stazioni Policlinico e Castro Pretorio chiuse da fine 2020 per lavori di sostituzione integrale degli impianti di traslazione, si è ridotto drasticamente il servizio erogato per i passeggeri: in sette stazioni su otto le persone con disabilità, a mobilità ridotta o con passeggini non possono evitare di usare le scale.