Domenica 5 settembre allo Stadio nazionale del Giappone di Tokyo si è celebrata la cerimonia di chiusura della sedicesima edizione delle Paralimpiadi estive. L’Italia ha partecipato con la sua delegazione più numerosa di sempre: 115 atlete e atleti portando a casa 69 medaglie, il secondo miglior risultato di sempre. Chiudendo al nono posto nel medagliere (al primo è arrivata la Cina, con 207 medaglie), L’Italia fa registrare il suo secondo miglior risultato dopo quello della partecipazione alla prima edizione Giochi Paralimpici estivi di Roma 1960, quando gli azzurri vinsero 80 medaglie: 29 ori, 28 argenti e 23 bronzi.
Il deputato di Italia Viva Michele Anzaldi: “Speriamo che tutte queste medaglie, tutte queste belle e vere storie servano a fare prendere in seria considerazione gli appelli lanciati dal presidente Pancalli da Tokio: servono 3 College a Nord, Centro e Sud per formare gli atleti, tre centri dedicati a dare dignità al percorso di recupero dei ragazzi disabili. E soprattutto servano a far riflettere tutti, politici e non, su cosa ha scritto pochi giorni fa lo stesso Pancalli: ‘Queste medaglie, verso le quali oggi c’è la giusta considerazione e alle quali si dà finalmente il giusto valore, ci dicono che la strada intrapresa è quella giusta verso una silenziosa rivoluzione culturale che possa contribuire a costruire attraverso lo sport un Paese più equo, più democratico, più giusto. Ecco, se posso ribadire un appello: quando tra qualche ora calerà il sipario, l’Italia non ci abbandoni. Non questa volta’”.
“Altre medaglie per l’Italia che non si ferma. Alle Paralimpiadi tripletta storica per le tre azzurre nei 100 metri femminili: Ambra Sabatini oro, Martina Caironi argento e Monica Contraffatto bronzo. Tante medaglie, ad oggi sono già 69, e dietro di esse tante storie, alcune belle e altre bellissime e altre ancora epiche. Ma ogni storia ‘vera’ porta dietro tanti sforzi e tanti aiuti, secondari sicuramente o addirittura nascosti, ma senza i quali la storia non ci sarebbe stata o avrebbe avuto molto probabilmente un altro finale. Forse più importante di tutti in queste storie è il ruolo svolto dalle associazioni sportive che si occupano di sport con disabili, come la Fisd (Federazione Italiana Sport Disabili) ed il Comitato Paralimpiadi, che con la sensibilità e l’impegno del Presidente Luca Pancalli ha raggiunto e sta continuando a raggiungere risultati impensabili”.
“E non bisogna dimenticare il ruolo degli allenatori, che insieme agli atleti ogni giorno devono battersi contro il cronometro o le prestazioni dei vari sport ma soprattutto contro le tante barriere, da quelle architettoniche a quelle burocratiche che chi ha una disabilità incontra. Nel caso della Contrafatto, chi a Roma frequenta il Centro di Preparazione Paralimpica delle Tre Fontane a Roma avrà sicuramente notato la passione, la dedizione e preparazione tecnica del suo allenatore Michele Gioffrido, dello staff tecnico della Fispes (Federazione Italiana sport paralimpici e sperimentali)”.
“Se vogliamo indagare sulla nascita di queste avventure sportive – prosegue Anzaldi – vale la pena ricordare la bella cerimonia del 4 maggio 2015 a Tor di Quinto, Roma. Erano i tempi del Governo Renzi, i tempi delle ‘Pari opportunità’, 8 ministri uomini e 8 donne. La ministra Roberta Pinotti, prima ministra donna alla Difesa nella storia della Repubblica italiana, conferisce per la prima volta nella storia la Medaglia d’oro al valore militare ad una donna soldato: Monica Contrafatto. Nel ricevere l’onorificenza la Contrafatto disse: ‘Non ho fatto niente di speciale. Un sacco di persone si sarebbero comportate come me’. Erano trascorsi meno di 3 anni da quando nel Gulistan, la parte occidentale del Afghanistan, un colpo di mortaio lanciato da lontano e senza preavviso portava via la vita del sergente Michele Silvestri, mentre alla Contrafatto veniva asportata una parte dell’intestino e la gamba destra”.
“Un altro particolare, sicuramente secondario, ha però un ruolo, come racconta la stessa Contrafatto, e riguarda la televisione. L’atleta racconta che durante la degenza si svolgevano le Paralimpiadi del 2012 ed in tv aveva seguito e visto vincere l’oro nei cento metri a Martina Caironi. Ecco che lì scattò la molla che le fece dire: ‘Un giorno vorrei essere come lei’. Un fatto che deve fare riflettere tutti quelli che si occupano di tv, perché sarà vero che è un mezzo superato dai social, dai computer (anche se non lo credo) ma è anche vero che rimane il mezzo migliore per fare passare il tempo a chi è bloccato in un ospedale o a casa perché convalescente, oppure anziano o ancora più semplicemente solo. Per questo il servizio pubblico Rai dovrebbe evitare di esagerare con le repliche, addirittura mandando in piena estate repliche con addobbi natalizi: mentre l’Italia fuori combatteva contro i 40 gradi! E’ un obbligo di contratto e sarebbe un dovere civico”, conclude il deputato.
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