Si tratta di una boutade, magari di quelle alle quali Vincenzo De Luca ha abituato i cittadini della Campania, o di una proposta concreta, destinata a tradursi in legge di qui a pochi mesi? La domanda sorge spontanea davanti all’ultima proposta lanciata dal presidente della Campania, cioè quella di abolire il limite del doppio mandato. Certo è che l’idea catalizza l’attenzione degli addetti ai lavori e pone almeno due ordini di problemi.

Il primo: De Luca può effettivamente aspirare al terzo mandato consecutivo? «In teoria sì – chiarisce Francesco Marone, docente di Diritto costituzionale presso l’università Suor Orsola Benincasa di Napoli – ma la questioni non è solo di carattere tecnico-giuridico, ma anche politico». Già, perché l’articolo 122 della Costituzione stabilisce che il sistema d’elezione del presidente della Giunta regionale è disciplinato «con legge della Regione nei limiti dei princìpi fondamentali stabiliti con legge della Repubblica, che stabilisce anche la durata degli organi elettivi». La legge della Repubblica cui fa riferimento la Costituzione è la 165 del 2004 che, all’articolo 2, disciplina i casi di ineleggibilità dei presidenti di Regione: tra questi figura «la non immediata rieleggibilità allo scadere del secondo mandato consecutivo». Secondo qualcuno, tanto basterebbe perché per costringere lo Sceriffo a dire addio al sogno del terzo mandato. «In realtà – chiarisce il professore Marone – dottrina e giurisprudenza si interrogano da anni sull’operatività del limite del doppio mandato previsto dalla legge 165.

Secondo alcuni, infatti, opera direttamente; secondo altri, invece, dovrebbe essere recepito dalla legge regionale. Cosa, quest’ultima, che in Campania non è avvenuta quando è stata approvata la legge elettorale nel 2009». Le conseguenze, dunque, possono essere due: se il limite fosse direttamente applicabile e De Luca non modificasse la legge regionale, sarebbe la Corte d’appello a doversi pronunciare su una sua eventuale terza candidatura consecutiva; se il limite non fosse direttamente applicabile e De Luca riformasse la normativa elettorale, il Governo potrebbe valutare se impugnare o meno la nuova legge campana davanti alla Corte Costituzionale. E qui la partita sarebbe squisitamente politica perché toccherebbe a Palazzo Chigi a dover scegliere se lasciar correre oppure stoppare l’iniziativa di De Luca che – è il caso di ricordarlo – resta un esponente di spicco di un partito che sostiene l’Esecutivo.

Lo Sceriffo, inoltre, ha fatto sapere di voler adottare il modello di Luca Zaia, il presidente del Veneto che ha modificato la legge elettorale regionale quando stava già svolgendo il suo primo mandato. Zaia ha rispettato il limite del doppio mandato consecutivo previsto dalla legge 165 del 2004 ma, disponendo che la nuova normativa veneta si applicasse a partire dalla prima tornata elettorale successiva, ha di fatto “azzerato” il suo primo mandato concedendosi la possibilità di rimanere in sella per altri dieci anni. In questo modo, il rispetto della legge 165 è stato assicurato ma, di fatto, il governatore è rimasto in carica per più di due mandati consecutivi.

La seconda questione, invece, è di stampo politico. Non è la prima volta, infatti, che De Luca lancia delle proposte presentandole come innovative e condivisibili. È accaduto con la tessera di avvenuta vaccinazione: un’iniziativa probabilmente inutile, alla luce dell’esistenza del Green Pass europeo, ma che il governatore campano ha presentato come un’idea rivoluzionaria traendone una grande visibilità. Ecco, la proposta dell’abolizione del limite del doppio mandato sembra rispondere alla stessa logica: quella di occupare, spesso polemicamente e provocatoriamente, gli interstizi lasciati liberi dalla politica nazionale e dall’amministrazione statale. È così che De Luca sfrutta le debolezze dei rivali, sia all’interno del Partito democratico sia all’esterno, e si accredita come simbolo di un’amministrazione efficace ed efficiente. Questa strategia gli ha finora pagato ricchi dividendi se è vero che, Governance Poll alla mano, dal 2020 ha guadagnato 13 punti percentuali di gradimento. Vuol dire che la politica del lanciafiamme e delle più o meno utili card vaccinali ha funzionato, se non altro in termini di consenso. La proposta dell’abolizione del limite del doppio mandato farà altrettanto?

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Classe 1987, giornalista professionista, ha cominciato a collaborare con diverse testate giornalistiche quando ancora era iscritto alla facoltà di Giurisprudenza dell'università Federico II di Napoli dove si è successivamente laureato. Per undici anni corrispondente del Mattino dalla penisola sorrentina, ha lavorato anche come addetto stampa e social media manager prima di cominciare, nel 2019, la sua esperienza al Riformista.