Il parere
Taxi e balneari, l’Italia è meravigliosa ma scomoda: è il grido di dolore di tutti noi riformisti
Nel “Si&No” del Riformista spazio all’articolo della scorsa settimana del Wall Street Journal che bacchetta l’Italia sulla gestione di taxi e balneari: ha ragione il prestigioso quotidiano americano? Favorevole Andrea Ruggieri, direttore del Riformista, secondo cui: “L’Italia è meravigliosa ma scomoda: è il grido di dolore di tutti noi riformisti”. Contrario invece Guido Quintino Liris, senatore di Fratelli d’Italia, che ribatte: “Il WSJ ha giudicato il nostro Paese senza tenere conto delle differenze con gli Usa”.
Qui il commento di Andrea Ruggeri:
Il Wall Street Journal ha pienamente ragione. E non parliamo di un giornale tacciabile, come altri all’estero, di avercela con l’Italia in quanto tale. Quello del Wall Street Journal è il grido di dolore di tutti noi riformisti, cioè di quelli che credono che, cambiando il mondo a prescindere dalla nostra volontà, l’Italia possa adeguarvisi e sfruttare il cambiamento volgendolo in opportunità di maggior lavoro e ricchezza per sé, allontanando lo spettro, che invece avrebbe dei costi che rischiano di essere sempre più importanti, di un paese che perde la concorrenza con altre nazioni competitor che possano diventare percepite come più comode e gravide di opportunità, attraendo così al posto nostro turisti e giovani in cerca di un futuro. Come credete che la prenda un turista americano, che viene qui ed è disponibilissimo a spendere fior di quattrini destinati alle tasche degli italiani, quando realizza che a Roma o a Milano prendere un taxi è una lotteria che costa 40 minuti di attesa, e che spostarsi in città che uno vuole visitare febbrilmente è un inferno? Cosa racconterà della sua esperienza italiana, se non che l’Italia è meravigliosa ma scomoda e difficile? Io sono perché si prenda coraggio e si spieghi ai tassisti, ma anche ai balneari, che più servizi portano più gente.
Più gente porta più soldi. Più soldi portano più benessere per chi in Italia ci lavora. In sostanza, ci guadagnano tutti. Come accade puntualmente nei paesi che sulla concorrenza poggiano il loro sviluppo, la loro crescita, e la mettono a disposizione in termini di opportunità di lavoro e maggior guadagno non già dei ricchi, ma di chi parte più indietro e tramite il lavoro vuole migliorare la propria condizione economica, o farsene una. Sono dell’idea che si possa fare, peraltro, senza penalizzare nessuno. Hai pagato la licenza 180mila euro? Ti si restituiscano come credito d’imposta. Guadagnerai netto, senza pagare tasse, fino a quella cifra, e avrai riavuto i soldi. In più, sarai libero da turni e tariffe oggi imposte dai Comuni. E potrai fare il prezzo che ritieni migliore. Per contro, chiunque abbia una patente, possa fare il driver e portare a spasso turisti o italiani che siano, colmando una lacuna del servizio taxi ed emancipandosi prima. Perché un ragazzo nato magari in non splendide condizioni economiche non può decidere di lavorare con Uber Pop, e dare passaggi a noi che abbiamo bisogno di mobilità, con ciò arrotondando quanto già guadagna, o dandosi un lavoro se non ne trova uno, e con ciò maturando prima perché il lavoro chiama responsabilità anziché infantilismo? In America, dove oltre ai taxi ci sono 7 forme diverse di Uber (persino Pet, quella riservata ai cani) e un concorrente di Uber, Lift, il tempo di attesa per chi vuole spostarsi è ridicolo, tutto funziona facilmente e tutti guadagnano più di quanto non farebbero in assenza di concorrenza, semplicemente perché tutti noi la percepiamo come destinazione bella, ma anche comoda.
Capitolo balneari: ma perché un ragazzo che voglia fare l’imprenditore balneare deve attendere l’estinzione di una intera dinastia, prima di poter ambire a gestire una concessione statale? Si facciano le gare, si assegni un punteggio di privilegio al gestore uscente che ha fatto investimenti tale che sia per egli impossibile perdere il bando, e a chi non ha fatto investimenti un grande in bocca al lupo: se arriverà chi promette di fare meglio, arrivederci e grazie. La spiaggia è dello Stato, e lo Stato deve garantire pari opportunità, affidando la sua gestione al migliore. All’inizio degli anni 90, per i primi cellulari in circolazione c’era un solo gestore (Sip) e le bollette costavano migliaia di euro (equivalente in lire). Poi venne la concorrenza. Oggi paghiamo poco, abbiamo un gran servizio, più abbonati e le compagnie hanno più dipendenti, cioè più posti di lavoro, della Sip. Che infatti nessuno rimpiange. Non si abbia paura del futuro. È come un’onda: puoi surfarla, traendone beneficio, o annegarci sotto se rifiuti che esista. Ma siccome il vento non si ferma con le mani, io direi che è più intelligente (e liberale) surfarlo.
© Riproduzione riservata