È stato convalidato l’arresto del 23enne marocchino senza fissa dimora accusato di violenza sessuale nei confronti di una ragazza di 19 anni salvata nella notte tra martedì e mercoledì a Milano dalla prontezza di una cameriera del McDonald’s nel corso di un tentativo di stupro. I due si erano conosciuti dopo un concerto e il ragazzo aveva iniziato a palpeggiarla nelle parti intime e a baciarla con la forza. Lei, in più momenti è riuscita a chiedere aiuto con il Signal for Help, il segnale di aiuto contro la violenza domestica e di genere, prontamente intercettato dalla dipendente del fastfood che capito subito cosa stesse accadendo e ha chiamato il 112. Mentre era già al telefono con la polizia, la ragazza continuava a mostrare la mano aprendola e chiudendola con il gesto delle ‘quattro dita’.

La testimonianza della cameriera

La cameriera ha raccontato i dettagli della serata in un’intervista al Corriere della Sera: “So che la ragazza è stata in balia del suo aguzzino senza poter chiedere aiuto, poi è passata qui davanti al McDonald’s, mentre stavamo per chiudere. Io lavoro la notte, sono abituata ad osservare e a confrontarmi con diverse facce e situazioni delicate. Lui ha chiesto una sigarette ad un mio collega e ha domandato se lei poteva andare al bagna. Abbiamo risposto che non era possibile, che il locale era chiuso. A quel punto lei, alle sue spalle ha fatto il segnale. Era un gesto che conoscevo, avendolo scoperto sui social e in tv”.

La dipendente ha chiamato subito la polizia: “Mentre ero al telefono col 112 facevo finta di nulla, parlavo a voce bassa, cercavo di girarmi dall’altra parte con discrezione. La polizia mi ha subito capito, chiedendomi solo se fossi sicura che la ragazza avesse bisogno di aiuto. Ho risposto che sì, era da cartellino rosso”.

La ragazza faceva di tutto per non allontanarsi dal fastfood: “Sono rimasti qualche minuto davanti a noi a fumare, lei faceva di tutto per temporeggiare. Quando si sono allontanati li abbiamo seguiti a distanza per poter indicare la loro posizione alla polizia”.

La dipendente ammette di non aver poi scambiato tante parole con la ragazza: “Abbiamo incrociato lo sguardo mentre parlava con gli agenti, non c’era bisogno di dirsi altro”

Redazione

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