Alle due di notte, ora italiana, una forte scossa di magnitudo 7.9 ha colpito la Turchia provocando il disastro. Milioni di persone lo hanno avvertito anche in Siria, Libano, Israele dove si registrano edifici crollati e si comincia il bilancio dei morti. L’allarme tsunami è stato lanciato anche in Italia dove per alcune ore all’alba è stata fermata la circolazione marittima e ferroviaria in Calabria, Puglia e Sicilia, per poi riprendere all’alba. Perché la terra ha iniziato a tremare così forte? C’è da temere in Italia? “Il comportamento ‘epidemico’ è noto ma il sisma interessa una struttura lontana dalla faglia italiana. Ciò non significa che non dobbiamo tenere alta l’attenzione perchè il nostro Paese presenta zone con una vitalità geologica sempre presente”, ha spiegato il professor Carlo Doglioni, presidente dell’Ingv, Istituto nazionale di Geofisica e vulcanologia intervenuto in diretta telefonica a Sky Tg24.

Dunque l’esperto resta cauto ma tranquillizza sul fatto che non ci sono rischi imminenti per il nostro Paese. “Al momento la faglia si è chiusa – spiega l’esperto – si tratta di una faglia trascorrente (una frattura verticale con movimento orizzontale, ndr) con la placca araba che scivola lateralmente rispetto alla faglia euroasiatica. Teoricamente queste magnitudo in Italia non dovrebbero arrivare, non abbiamo evidenze per dire che da noi ci saranno delle scosse, anche se l’Italia è un paese sismico e all’Ingv registriamo continuamente delle scosse di terremoto”, aggiunge.

Cosa è successo praticamente? “Quella che noi chiamiamo la placca araba si è mossa di circa 3 metri lungo una direzione Nordest-Sudovest rispetto alla placca anatolica; parliamo di una struttura nell’area di confine tra questo mondo, quello della placca araba, con quello della placca anatolica”, ha precisato Doglioni in un’intervista al Corriere della Sera. E ha aggiunto: “Dalle stime che abbiamo, e che sono via via in raffinamento, sappiamo che la faglia si è attivata per almeno 150 chilometri con uno spostamento anche superiore ai tre metri. È successo tutto in alcune decine di secondi, irradiando questo terremoto di magnitudo di 7.8,-7.9, un terremoto che viene chiamato maggiore”.

Per l’esperto si è trattato dunque di un movimento davvero molto grosso a partire dall’epicentro registrato nella zona centromeridionale della Turchia, poco a Nord del confine con la Siria. “Parliamo di un movimento trascorrente, il piano di faglia è molto inclinato e durante l’evento si osserva uno spostamento orizzontale dei due lati della faglia. I due lembi si sono mossi l’uno relativamente all’altro. In altre parole: è come se la Turchia si fosse mossa relativamente alla placca araba verso Sudovest”. Doglioni sottolinea che la zona è altamente sismica ed è una delle più pericolose del Mediterraneo, già scenario di alti terremoti in passato che furono parimenti violenti.

Sul rischio di maremoti l’esperto resta cauto: “L’allerta si è chiusa. Questo non vuole dire che non possa essere riproposta da eventi franosi nel mare di Levante. Eventi di questo tipo possono essere seguiti da eventi altrettanto importanti se non più importanti. È successo nella stessa Turchia nel terremoto che flagellò il Paese nel 1999”.

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Laureata in Filosofia, classe 1990, è appassionata di politica e tecnologia. È innamorata di Napoli di cui cerca di raccontare le mille sfaccettature, raccontando le storie delle persone, cercando di rimanere distante dagli stereotipi.