Terzo suicidio in una settimana nel carcere di Poggioreale a Napoli. A togliersi la vita Luciano, un uomo di 36 anni che avrebbe finito di scontare la sua pena nel giro di un mese. “I suicidi in carcere hanno un tasso venti volte superiore alla media nel nostro Paese. Che cosa sta succedendo nelle nostre carceri?” chiede Samuele Ciambriello, garante dei detenuti della Campania. “I detenuti che si suicidano non hanno un fine pena mai, come nel caso anche dell’ultimo detenuto di Poggioreale che sarebbe uscito da qui a un mese. Quindi sono detenuti con una fragilità che entrando in carcere tentano il suicidio o ci riescono, detenuti che si suicidano anche se a breve devono uscire” aggiunge il garante che lancia l’ennesimo appello alla “politica e le istituzioni ai vari livelli”. “Cosa possono fare per intervenire? Sono tristi le percentuali dei suicidi a cui si aggiungono i tentati suicidi, sventati grazie al pronto intervento degli agenti di Polizia penitenziaria e dei compagni di cella. Tante anche le forme di autolesionismo“.

Suicidio Poggioreale, mancano figure professionale e percorsi trattamentali

Un fenomeno che “non è facile da affrontare” perché “la complessità del suicidio rende necessario un lavoro di gruppo, perché è necessario agire sull’organizzazione delle carceri, sulle figure professionali che mancano, come quelle di ascolto che fanno da ponte tra l’interno e la famiglia, l’interno e la magistratura, l’interno e l’esterno della società civile. Bisogna – conclude Ciambriello – intervenire sui programmi di trattamento nelle carceri. Molte volte i detenuti vivono un tempo vuoto, non svolgono attività trattamentali, di socialità o di lavoro. Bisogna intervenire anche con progetti che vedono coinvolti le esperienze di volontariato e del Terzo settore”.

Tornando alle figure professionali che mancano, il Sappe denuncia l’assenza di psicologi. “Siamo costernati ed affranti: un detenuto che si toglie la vita in carcere è una sconfitta per lo Stato e per tutti noi che lavoriamo in prima linea. E se si tratta della terza persona che, dall’inizio dell’anno, si uccide in cella, allora il termine ecatombe non è un termine ad effetto ma la pura realtà”. Così Tiziana Guacci, segretaria regionale per la Campania del Sindacato autonomo polizia penitenziaria-Sappe commentando il terzo suidicio avvenuto in una settimana nel carcere napoletano. “L’uomo suicida – ancora Guacci – sembra che avesse alle spalle una situazione familiare complicata, ma non è dato sapere allo stato le reali ragioni dell’insano gesto. Certo è che avere un fine pena breve e decidere di uccidersi sconvolge tutti”.

Suicidio Poggioreale, Sappe: “Sovraffollamento sempre attuale”

Gli ultimi tre suicidi sono per la segretaria regionale anche le conseguenze “di numerose criticità che il Sappe sta denunciando da tempo ai vertici regionali e anche dipartimentali”. “Da anni – rimarca – denunciamo il grave sovraffollamento dei detenuti a Poggioreale dove, a fronte di una capienza regolamentare di 1.571 posti, oggi sono presenti 2.020 persone, delle quali circa la metà con posizione giuridica di definitivo. La situazione sembra essere peggiorata, poiché con la chiusura di alcuni Padiglioni per lavori di ristrutturazione solo una parte dei detenuti sono stati trasferiti mentre altri sono stati smistati presso altri Reparti comportando a carico del personale di polizia penitenziaria disordine e caos organizzativo. Altra parte dei detenuti sono stati trasferiti presso altre strutture penitenziarie campane, creando disordine e sovraffollamento come, ad esempio, ad Avellino, Salerno, Ariano, strutture già in una forte condizione di criticità gestionale e amministrativa. Da tempo denunciamo l’inidoneità della struttura antica di Poggiorale non è più rispondente a quelli che dovrebbero essere gli spazi adeguati a porre in essere programmi di trattamento e rieducazione. Ma la cosa più grave, denunciata da tempo dal Sappe, è la mancanza di psicologi e altre figure professionali”.

Avatar photo

Giornalista professionista, nato a Napoli il 28 luglio 1987, ho iniziato a scrivere di sport prima di passare, dal 2015, a occuparmi principalmente di cronaca. Laureato in Scienze della Comunicazione al Suor Orsola Benincasa, ho frequentato la scuola di giornalismo e, nel frattempo, collaborato con diverse testate. Dopo le esperienze a Sky Sport e Mediaset, sono passato a Retenews24 e poi a VocediNapoli.it. Dall'ottobre del 2019 collaboro con la redazione del Riformista.